Sonetto del paese mio
di 16 Febbraio 2010 17:06 Letto 7.843 volte9
Ecco un bellissimo sonetto inviatoci da Augusto Picci, compaesano vissuto a Serramanna e ora residente a San Sperate. Se volete leggere altri sonetti, recatevi nel sito http://pinnebentublog.blogspot.com.
Sonetto del paese mio
Giammai ti rivedrò com’eri allora
giunonica figura, indifferente
allo sferzante gelo di ponente
e al morso dell’estate che accalora
il tuo ricordo è qui, che mi addolora,
saperti ormai cosi poco accogliente
con le tue vie che odorano di niente
il bianco e il nero tingono l’aurora,
l’inedia ha soffocato ogni rumore
resta soltanto il fumo, le macerie
e i postumi del grande baccanale
pianger dovrai, come fan le cicale,
lacrime amare sulle tue miserie
ti avrò comunque sempre nel mio cuore
Augusto Picci
Cogliamo l’occasione per mettere in evidenza altre due poesie di Augusto Mura presenti su questo sito nella pagina Poesie, raggiungibili attraverso la pagina “Il Punto su…“.
Aicci est nascia Serra
In su tempus passau
in s’attobiu de is arrius
is domus aiaius nostus
a fai si funti postus
Cum genti de pagu spera
ma voluntadi meda
aicci est nascia Serra
in cuss’arrogu de terra
A pustis, funti benius
attrus traballadoris
pro ammanniai sa bidda
messaius e pastoris
Candu est cabau s’arriu
e sa malaria avattu
anti torrau a fai sa bidda
in logu bellu prus artu
In su tempus sa bidda
est diventada manna
cambiendi puru nomini
da Serra in Serramanna
Innoi fiada sa bidda beccia
una cresia anti lassau
innoi Santa Maria
anti sempri pregau.
Augusto Mura (1977)
Traduzione:
Così è nata Serra
Tanto tempo fa
dove si incontrano i fiumi (Leni e Mannu)
i nostri avi
costruirono le loro case
Con gente di poche speranze
ma molta buona volontà
così è nata Serra
in quel pezzo di terra
Successivamente arrivarono
altri lavoratori
e ingrandirono il paese,
contadini e pastori
Quando straripò il fiume
ed arrivò la malaria
hanno ricostruito il paese
in un posto migliore e più alto
Con il passar del tempo
il paese si ingrandì
cambiando pure nome
da Serra a Serramanna
Dove si trovava il vecchio paese
è rimasta una chiesa
in cui hanno sempre pregato
Santa Maria.
Puliamo il fiume Leni
La domenica mattina
dopo un the e una pastina
si va insieme ad affrontare
la zona da disinquinare
Con stivali, mascherina e guanti
Ci si organizza tutti quanti
Per raccogliere l’immondezza
E tutta quanta la “schifezza”
Ci son gomme e batterie
E tante altre porcherie
E così fra tanti orrori
Mobili e televisori
Fra le tante paccottiglie
Trovi un mare di bottiglie
E andando avanti e indietro
Si raccoglie pure il vetro
Poi a fine mattinata
Dopo una gran sgobbata
Assieme a tanti amici
Si rientra stanchi ma FELICI!
Augusto Mura
Giorgia Mascia 16 Febbraio 2010 alle 18:09
COMPLIMENTI!!! BRAVO SIG. MURA!! Ma è parente del ns caro Andrea?
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dave 16 Febbraio 2010 alle 19:30
è su babbu =D bravo anche al sig. picci!
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don pes 16 Febbraio 2010 alle 21:01
Mi associo anch’io nel complimentarmi con il Sig. Mura.
Ma devo anche dire che mi ha colpito, del Sonetto di Sig. Picci, il contrasto tra il brevissimo giudizio positivo sul passato e il rimanente giudizio negativo sul presente.
Se l’intento è provocatorio per suscitare un dibattito c’è riuscito molto bene.
Tanto per rompere il ghiaccio, io dico che non condivido il giudizio disfattistico sulla realtà attuale di Serramanna. Certo, per dirla con la nota canzone, “Si può fare di più”, ma occorre innanzitutto “pensare positivo” e poi non limitarsi a salire idealmente sul balcone per stare a guardare il panorama che ci sta intorno come se si trattasse di qualcosa che non ci appartiene. Oltretutto è facile sentenziare stando fuori paese. Serramanna, in astratto, non esiste. Esistono i cittadini serramannesi. E sono i cittadini che “fanno” il paese. Sono davvero tutti inospitali, “venditori di fumo”, incolori?
Io, pur essendo a Serramanna da appena 15 mesi, davvero non mi sento di condividere questo giudizio.
Una considerazione sulla foto che raffigura la facciata della Chiesa. Il campanile era davvero splendido, slanciato. Quando è stato ricostruito, se avessero voluto, sfruttando la tecnologia, avrebbero potuto rifarlo identico. (Scusando l’irriverenza del confronto) cosa ne sarebbe della Torre di Pisa se avesse prevalso lo stesso criterio usato con la nostra Torre campanaria?
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dave 17 Febbraio 2010 alle 00:09
Mi accodo a don pes, a me ha colpito l’ultima terzina dell sonetto di Augusto Picci. Nei primi due versi dice: “pianger dovrai, come fan le cicale, / lacrime amare sulle tue miserie”. “Miserie” richiama per le rime la parola “macerie”, le “cicale” quasi danno l’idea di una festa, quel “baccanale” di cui si riportano (adesso?) i postumi. Contemporaneamente le cicale piangono lacrime amare, come quello che dovrà fare il paese di Serramanna. Mi chiedo: perchè? a causa delle “macerie” attuali? Per i troppi sprechi (baccanali) del passato?
Anche io non vedo nè attuali miserie, nè sprechi che hanno portato il paese al declino. Anzi, speranzoso vedo una gioventù forte, che matura presto e che ha tanta voglia di fare. Per esempio si veda Frades, i membri giovani delle varie associazioni, o per come altro esempio, anche l’iniziativa di questo sito.
Comunque ancora complimenti e grazie a tutti e due gli “Augusti” 😉
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Giorgia Mascia 17 Febbraio 2010 alle 08:48
..per conto mio quello di sig. Mura è un monito a far attenzione che la superficialità e i bagordi ( intesi come anche il disfattismo e il menefreghismo ) portano a sofferenze future ,dove non si coltiva non ci sarà raccolto…ed io aggiungo i bagordi veri e propri intesi come abuso di sostanze ( alcool e droghe ) come boomerang ci troveremo ad affrontare .Ed è un invito a reagire….l’inedia ha soffocato ogni rumore…!.E’ vero come dice don Pes ci sono tante persone che si muovono e si danno da fare ma per chi ha conosciuto Serramanna un pò di tempo fa ricorda quanta gente, quanto lavoro . quante relazioni…Rincontriamoci nelle piazze , facciamo rivivere questo luogo ! A me piacerebbe parlare direttamente con le persone ,faccia a faccia .Costruiamo un faceplace!
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auguso picci 17 Febbraio 2010 alle 12:03
Ho inviato il mio sonetto a questa redazione, e ne ringrazio i responsabili per l’accoglienza avuta, con il semplice intento di dare un contributo al sito, costruire e non disfare.
Il sonetto è un opera poetica e la poesia non da ne ricette ne soluzioni ma è il semplice messaggio di un idea, ognuno poi si fa la propria idea, anche sbagliata, sbagliare è umano. Chi mi conosce sa, e a Serramanna sono in tanti, che non sono ne provocatore ne fomentatore. Un grazie di cuore a tutti.
Cicci Picci
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Giorgia Mascia 17 Febbraio 2010 alle 12:23
Sig.Picci…..non mi ero accorta che gli Augusto erano due….compllimenti ! il suo sonetto è molto bello!
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dave 18 Febbraio 2010 alle 00:30
ancora complimenti sig. picci e grazie per la sua risposta. Ora la gente di Serramanna si sta incontrando anche sul web, come in questo sito. Questo può essere visto o in modo”malinconico”, ma può anche essere considerato in modo positivo, pensando a come stanno cambiando i tempi e i mezzi di comunicazione…
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Picci Augusto via Fa 17 Marzo 2012 alle 19:50
Grazie! le coccole Serramannesi non possono che far bene.
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