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“I Cabilli” di Vico Mossa: il Cavallo nella storia antica di Serramanna

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di Davide Batzella

Ispirati da un commento di Dolores Sedda all’articolo “I cavallini in ceramica a Serramanna” proponiamo un estratto dal libro “I Cabilli” di Vico Mossa, dove parla degli scorci di vita serramannese tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.

Dal seguente testo si evince l’importanza che ha avuto il Cavallo nella storia del recente passato di Serramanna.

Il cavallo era il personaggio principale, presente dappertutto, in ogni cortile e nelle  strade. Bello, era, d’autunno, allorchè trascinava l’aratro a chiodo. Ma lo spettacolo più emozionante si ripeteva d’estate, quando a torme di trenta, di quaranta e più, le agili cavalle riempivano la strada, di corsa, spinte verso le aie, per pestare il grano. La trebbiatura si effettuava facendo girare le bestie tutto il giorno attorno a un perno o all’uomo che le governava, tenendole con redini lunghissime, sopra i covoni disposti a forma di cerchio perfetto. I cavalli allora, accudivano a tutto. E servivano anche per le feste, per i divertimenti. Tutti infiocchettati, cavalcati dagli obrieri, procedevano in testa alla processione in onore di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, e a quella che accompagnava il simulacro della Madonna alla sua chiesetta di campagna. Ogni festa era festa di cavalli: si andava alle alle sagre lontane in carri col tettuccio di canna tessuta, su cui si stendevano, belle, candide coperte, e all’arrivo ci si immetteva nel grande bivacco, denso di scalpitii e di nitriti, circondati dai profumati fuochi degli arrosti. All’andata come al ritorno, lungo il tragitto, ove confluivano i carri degli altri paesi, ognuno cercava di sorpassare gli altri, come oggi fanno le automobili. I cavalli spesso si imbizzarrivano, fra le grida di panico delle donne, che raccomandavano la calma ai guidatori. In giostra, sopra i cavalli di legno si divertivano grandi e piccoli; alla pesca miracolosa, i premi erano quasi sempre costituiti da cavallucci bianchi di cartapesta; al circo si andava più per ammirare le cavallerizze “in costume da bagno” e ridere ai lazzi dei “buffi”, che per assistere agli esercizi dei cavalli. Quei giri nella pista sembravano una mortificazione, in confronto alle corse che si svolgevano immancabilmente nel tardo pomeriggio, in un’enorme pista improvvisata, fra le stoppie. La gente si stringeva al centro, in piedi sui carri, insidiati dai cavalli non sempre mansueti, eccitati dalla confusione. Ancor piu’ temerarie erano le corse che si svolgevano di carnevale, lungo lo stradone, fra le due chiesette delle Anime del Purgatorio e dell’Angelo Custode che, alternativamente, fungevano da traguardo. I cavalieri svolgevano spericolate acrobazie su cavalli sfrenati: facevan finta di leggere il giornale, tenendolo invariabilmente al rovescio, o sorseggiavano la gazosa, stando in equilibrio fra la pariglia negli atteggiamenti piu’ strambi, vestiti da “cabilli”. I meriti, però, il pubblico sembrava attribuirli più ai cavalli che ai fantini di mestiere. Gli operai come ho detto, modellavano per noi ragazzi, con l’umida argilla, teorie di cavallini; per la Candelora, nostra madre confezionava cavallucci di mandorla tostata; e gustosi erano i cavallini di cacio, che i “cabilli” barattavano in autunno. Sui tappeti delle cassepanche erano impeccabilmente tessuti, ben allineati, cavalli e cavalieri tutti uguali; e persino sul colmo dei tetti delle case erano cavallini di terracotta, nell’atteggiamento della corsa oppure, da fermi, ugualmente distanziati l’uno dall’altro…


Tratto da “I CABILLI” di Vico Mossa edizioni de la Zattera 1965

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Commenti (3)

  1. ……Si ! Credo anche io che il cavallo sia stato parte integrante della storia di serramanna,forse ancor prima di altre lo é stato per il valido aiuto che poteva dare nel lavoro degli agricoltori ,anche se non mi sento di "datarne" l'inizio. Poi ,man mano il cavallo è diventato una possibilità di "Vanto"per chi possedeva ,o i più "Belli ,o i più Forti " ,O ggi faciamo tutto ciò con,,,,Le macchine e questo ancora oggi lo si fà,per lavorare la campagna con il "trattore" più potente e veloce ,e,con l'auto,che possibilmente vogliamo altrettanto potente e veloce, ma per ,in fondo ,in fondo, ma non più di tanto per…Vanto !

    ma quest'ulmo Vanto ha perso la" POESIA" che si metteva sui cavalli nel tempo dei "CABILLI",dove le mettiamo più Ghirlande colorate con fiori ,nastri e ;" Pittaiousu" ??.

    E quando faremo più ….Lasciatemi ricordare un "PICCOLO"uomo dal temperamento che nulla avrebbe invidiato al suo stesso compaesano e fantino, anche se più "noto". Dettori ,quanti siamo a …..Ricordare

    BOICCHEDDU SPADA,piccolo, ma grande con, "quaddus curridoris e PARIGLIAS??

    Aggiungiamo anche Lui a chi ha tenuto desto l'interesse per questo"splendido animale",

    il CAVALLO !!

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  2. “I cabilli” erano i cugini di Narbolia (visto che Vico Mossa per metà è un Pisanu di Narbolia) e Nurallia descritta nel libro è la stessa Narbolia. La cuginissima (morta prematuramente di tubercolosi) e altro ancora, ma non voglio entrare in cose personali, visto che anche lui all’epoca non lo fece. Buona giornata

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