Singletudine
di 2 Marzo 2011 16:13 Letto 7.665 volte4
Di recente sui vocabolari di lingua italiana compare un nuovo termine assai curioso: singletudine. Questa parola deriva da single e designa la condizione di chi vive da solo o non ha una relazione sentimentale stabile.
Pare che la percentuale dei single sia in aumento in tutto il mondo. Secondo i dati Istat in Italia sono 5,7 milioni di persone, pari al 10% della popolazione.
Ma come mai vi sono così tante Cenerentole scalze e Principi soli, smarriti nel bosco? Che si sia guastato il navigatore? Fatto è che, nonostante i tanti nuovi strumenti a disposizione per comunicare, in un mondo sempre più frenetico, sembra non esserci spazio e tempo per socializzare.
Dati alla mano, ci si sposa sempre meno. Nella Conferenza Nazionale della Famiglia, che ha avuto luogo a Milano nel mese di novembre 2010, è emerso che nel 2008 in Italia sono stati celebrati 246.613 matrimoni, circa 4 ogni mille abitanti, in cinque anni ridotti di 17.484 unità. Tra il 2003 ed il 2008 sono diminuiti del 7% i matrimoni con rito religioso mentre aumentano i matrimoni con uno dei due sposi alle seconde nozze. In 24.000 celebrazioni un coniuge è di cittadinanza italiana mentre l’altro è straniero.
La Sardegna si trova all’undicesimo posto, fra le regioni italiane, per numero di matrimoni. Nel 2008 sono stati 7.331 di cui il 60,7% con rito religioso. L’età media dello sposo varia intorno ai 34 anni e quella della sposa ai 31 anni. In 9 casi su 100 si trattava di seconde nozze.
Ma non finisce qui, o meglio, in alcuni casi finisce proprio. Nel 2008 vi sono state in Italia 84.165 separazioni legali e 53.862 divorzi con un incremento del 3,23% rispetto al 2003.
La Sardegna ha contato 1.854 separazioni concesse nel 2008. In presenza di figli nel 20,6% dei casi i minori sono stati affidati alla madre e per il 77,1% si è proposto l’affido congiunto e/o alternato da separazione, che nel 2003 rappresentava solo il 6,3%. Questo incremento è dovuto all’entrata in vigore della legge 54/2006 che ha introdotto l’istituto dell’affido condiviso dei figli minori tra i due coniugi come modalità ordinaria.
Nel Paese aumentano, dal 51,1% del 2003 al 55,4% nel 2008, le famiglie di uno o due componenti ed i giovani tendono a permanere più a lungo nella famiglia di origine. Le motivazioni principali sono: un maggiore investimento formativo rispetto al passato, la precarietà, il costo delle abitazioni ed altri problemi economici.
In Sardegna il 75,8% dei ragazzi e il 58,8% delle ragazze, tra i 20 ed i 34 anni, vive con almeno un genitore. Senza considerare i vedovi, i single sono 119 su mille sardi. Il dato più alto, nell’anno 2008, si è riscontrato in Lombardia con 702 single su mille abitanti.
Perché meno matrimoni?
Un tempo i ragazzi si sposavano, il prima possibile, per andar via da un padre autoritario, acquisire più libertà e raggiungere un’indipendenza economica. Il profilo dei giovani attuali, invece, è quello di ragazzi con maggiori livelli di istruzione, rispetto al passato, che dedicano più tempo alla formazione, sono autonomi e, in alcuni casi, economicamente indipendenti. Secondo alcuni psicologi, sembra quasi che sposarsi non convenga. Le ragazze, in particolare, si sposano se trovano un uomo in grado di valorizzarle ed incoraggiarle nelle loro aspirazioni ma scappano da chi pensa ancora in termini gerarchici.
La distribuzione del tempo, in una coppia dove entrambi i partner lavorano, conferma alcune preoccupazioni delle donne. Il Censis stima che le italiane si dedicano, in media per 5 ore e 20 minuti al giorno, alle cure familiari contro 1 ora e 35 minuti, dedicata alla cura della casa e dei figli, da parte degli uomini. Meno di tutti gli altri maschi dell’Unione Europea. La Svezia ha, invece, raggiunto il maggior equilibrio tra i sessi, con 3 ore e 43 minuti impiegate dalle donne per la famiglia e 2 ore e 23 minuti dagli uomini.
Se state già preparando la vostra valigia per trasferirvi nei Paesi scandinavi attendete un attimo. È vero che l’Italia si trova tra gli ultimi posti in classifica per l’ascesa delle donne nel mondo del lavoro, soprattutto dopo la maternità, ma cerchiamo di tenere vivo il mito del bel maschio italiano che tutte le europee ci invidiano!
L’identikit dei nuovi single
Alcuni film di successo ci hanno presentato gli italiani che, per scelta o casualità, non hanno una relazione stabile come fisicamente poco attraenti, impacciati e incompresi. Non è sempre così. L’identikit dei nuovi singles, fornito dall’Osservatorio Permanente sui Single, fa emergere alcune caratteristiche frutto di una ricerca su un campione di età compresa tra i 25 ed i 64 anni.
I single italiani adottano uno stile di vita descritto come sano, socievole e sportivo. Considerano importante l’alimentazione e la cura del corpo. Solo un single su quattro, infatti, non fa nulla per mantenersi in forma. Tre su quattro sono nubili o celibi, non hanno figli e vivono, nel 74% dei casi, con i genitori.
Preferiscono vacanze, economiche e culturali, in una città d’arte o in un villaggio con amici. Lo sanno bene le varie Agenzie che dedicano sempre più attenzione al fenomeno. Oltre ai classici incontri, promuovono cene, feste, viaggi e crociere per spiriti liberi.
I nuovi single possiedono uno o più animali ed una media di 7 amici che vedono più di frequente. Pensando ad una relazione sentimentale richiedono, ai primi posti, fiducia, comprensione e fedeltà. In un/una possibile futuro/a partner le qualità più apprezzate sembrano essere la cultura seguita da un aspetto fisico attraente, affidabilità, onestà e senso dell’umorismo. Un’altissima percentuale si collega ad internet ma non utilizza il web per una seria ricerca del partner, piuttosto per divertimento, conoscenza e curiosità. Sono sempre di più, giovani e meno giovani, quelli che usano Facebook ed altri social network per conoscere e raccontare storie.
Non sempre gli uomini e le donne single rinunciano ad avere figli. Seppure si pensa che due genitori siano meglio di uno, in Italia sono oltre 2 milioni le famiglie monogenitoriali, senza grosse differenze tra nord e sud. In Italia la monogenitorialità è quasi esclusivamente l’effetto di separazioni o divorzi. Su 100 genitori soli 83,8 sono donne, per il 39,6% separate o divorziate. Non è semplice individuare i monogenitori poiché molti sfuggono alle statistiche, in quanto convivono con le famiglie d’origine o si trovano in situazioni transitorie con legami di breve durata. Stanno emergendo, soprattutto nel mondo dello spettacolo, donne e uomini che decidono di avere un figlio senza un partner stabile. Anche i padri soli sono passati dal 14,8% nel 2003 al 16,3% nel 2008.
Le mamme ed i papà single lamentano l’assenza di aiuti esterni da parte della società e, nella cura dei figli, si affidano alla collaborazione dei genitori, dei fratelli e/o delle sorelle. Ritengono il lavoro fondamentale come base economica della famiglia e non eliminano la possibilità di potersi innamorare di nuovo.
Chissà allora se, con un po’ più di impegno, tante Cenerentole riusciranno a ritrovare le scarpe ed i Principi, aggiustato il navigatore, non ritornino finalmente a palazzo.

Franco Lilliu via Fa 2 Marzo 2011 alle 18:51
che strana parola
Carla Mura via Faceb 2 Marzo 2011 alle 19:00
Si, in effetti, è piuttosto strana 🙂
giorgia mascia 2 Marzo 2011 alle 19:58
..a questo punto ,dopo l'accurata analisi di questo articolo ( brava Carla) mi chiedo perchè ostinarsi a vietare ai single la possibilità di adottare dei bambini ,quando c'è una marea di separati che allevano da soli i figli? Forse è meglio passare per un matrimonio disastroso e far soffrire un pò i bambini ..?
Carla Mura 3 Marzo 2011 alle 17:53
L'adozione ai single è un tema di cui si è discusso proprio di recente. Nei Centri Affidi e nelle Case Famiglia, che ho visitato a Roma, già da tempo si denuncia la carenza di fondi che non permette di accogliere più di un certo numero di minori. Non sono tante poi le coppie che risultano idonee all'affido.