Mangio dunque sono
di 29 Luglio 2011 14:47 Letto 4.341 volte2
Dopo i dolci con lo sconto del 50%, offerti dalle ore 20:30 in poi dalle pasticcerie di alcune città, e dopo l’elezione della ventiseienne di 147 Kg al titolo di Miss Cicciona 2011 sembra prevalere anche in Italia la formula del “grasso e bello”.
Forse un tempo l’essere grassi era considerato segno di bellezza, ricchezza e salute ma oggi la scienza lancia un allarme. Dietro un benessere apparente, la presenza eccessiva di tessuto adiposo nell’organismo può celare un rischio per la salute.
L’obesità non è un semplice problema estetico. Può divenire una patologia cronica grave che l’Organizzazione Mondiale della Sanità invita a prevenire, visti i dati in aumento in tutto il mondo. Certo i nostri amici africani suggerirebbero un soggiorno di qualche mese nei loro territori per risolvere il problema e non esiterebbero a sottolineare che si tratta di un fenomeno che riguarda più i Paesi Occidentali dove, con i frigoriferi quasi mai del tutto vuoti, incombono i peccati di gola.
Ringraziando per il suggerimento, tralasciando per un attimo la corsa con i leoni e le gazzelle, è necessario considerare anche i casi di obesità dovuti ad alterazioni ormonali, come l’ipotiroidismo e le disfunzioni surrenali con cause che risiedono nella familiarità.
Quali e quante sono le persone obese?
Si definisce obeso un individuo con peso superiore al 20% di quello ideale e in sovrappeso se lo supera del 10-20%. Il peso ideale va valutato considerando l’età, il genere e l’indice di massa corporea che si calcola dividendo il peso, espresso in chilogrammi, per la statura espressa in metri al quadrato. Il risultato non dovrebbe superare il valore di 25.
A livello mondiale si contano circa 1 miliardo di persone in sovrappeso, delle quali oltre 300 milioni considerate obese. In Europa le taglie forti sono circa 135 milioni e in Italia 4 milioni e 700 mila: il 18% degli uomini e il 22% delle donne. C’è da considerare, però, che nel nostro Paese l’obesità è cresciuta del 30% negli ultimi dieci anni con una percentuale del 15% che riguarda solo i bambini. L’obesità infantile predispone maggiormente ad un’obesità adulta. Si diffonde così, anche tra le nuove generazioni, la filosofia del mangio dunque sono, come se il cibo potesse andare a riempire i vuoti dell’anima.
In Sardegna non siamo messi poi così male, con una percentuale del 9% di obesità, inferiore alla media nazionale, che ci rende fra le regioni più virtuose.
Sulla qualità della nostra alimentazione nulla da dire. È la quantità che, ogni tanto, ci frega.
I casi di sovrappeso sono, comunque, aumentati e si calcola, ad esempio, che solo il 58% dei bambini sardi fa, al mattino, una colazione adeguata, il 43% trascorre più di due ore al giorno di fronte a televisione e videogiochi e il 69% delle mamme ritiene giusta l’assunzione di cibo del proprio figlio, quando questo è in sovrappeso o obeso. Si sottolinea, inoltre, un modesto consumo di frutta e verdura rispetto ad alimenti di origine animale. Per questo motivo nella nostra regione sono state attivate delle campagne di prevenzione per promuovere una sana alimentazione come, ad esempio, il progetto “Frutta nelle scuole” che ha riscontrato un ottimo successo.
I rischi dell’obesità
In una minoranza dei casi alla base dell’obesità vi sono motivi costituzionali, legati all’ereditarietà, per cui il tessuto grasso tende ad aumentare più facilmente rispetto alla norma. Escludendo rari casi di disturbi metabolici, che richiedono terapie mediche specifiche, la causa dell’eccesso di peso risiede nell’introdurre nel corpo più di quanto si consuma.
L’obesità da alimentazione incontrollata si presenta con ricorrenti episodi di abbuffate, elevato e caotico introito di cibi sia durante che al di fuori dai pasti e alterazioni nella percezione del peso e dell’immagine corporea.
Spesso la modifica dei propri comportamenti alimentari e delle abitudini scorrette si ha solo nel momento della consapevolezza dei rischi per la propria salute.
Un individuo obeso può incorrere in maggiori disturbi respiratori (apnea notturna e affaticabilità), problemi di tipo articolare, dell’apparato digerente, patologie di natura cardiocircolatoria, muscolo scheletrica e metabolica. Non meno importanti sono gli aspetti di carattere psicologico.
Una stigmatizzazione sociale
La nostra società ha ancora dei forti pregiudizi verso le persone obese che, spesso, vengono ritenute responsabili dei loro eccessi. Secondo l’opinione generale le persone grasse sono tali perché mangiano troppo e, se volessero, potrebbero dimagrire. Ma non basta l’intenzione. A volte l’organismo si oppone a drastici cambiamenti di peso e la fatica nel dimagrire è maggiore.
Sono stati individuati, inoltre, degli svantaggi sociali a partire dalla scuola, uno degli ambienti dove si possono sperimentare atteggiamenti stigmatizzanti. Certe attitudini negative, effettuate dai pari o dal personale scolastico, possono portare a considerare il bambino obeso come pigro, meno competente o con poca disciplina.
Anche i media presentano, attraverso giornali, tv e messaggi pubblicitari ingannevoli, un’immagine stereotipata della persona obesa rappresentata, alcune volte, come goffa, non coinvolta in relazioni sentimentali e poco volitiva.
Sembra quasi che il pregiudizio sul peso sia diventato una forma di discriminazione socialmente accettata. Questo può contribuire al rinvio di cure mediche, allo sviluppo di una bassa autostima, ad una certa compromissione nelle relazioni interpersonali o ad un’attitudine a mangiare più cibo con disinteresse per la propria salute e con la convinzione di non poter dimagrire.
Un nuovo stile di vita
Ciò che è importante affermare è che modificare comportamenti alimentari scorretti si può.
L’arte del mangiare ci procura sensazioni piacevoli immediate, gusti quasi difficili da descrivere, ma a volte si può trasformare in un rapido ingerire, dove golosia e abitudine prevalgono sul senso di sazietà. In questi casi più che mangiare per vivere si vive per mangiare.
Alcune ricerche hanno evidenziato gli svantaggi della farmacologia e del digiuno totale nel mantenere la perdita di peso raggiunta, con gravi conseguenze per le funzioni epatiche, renali e polmonari. Dunque è preferibile un cambiamento nello stile di vita associato all’attività fisica costante. Si procede con piccoli obiettivi.
Spesso vogliamo perdere peso in tempo zero quando abbiamo impiegato anni per accumularlo. È il caso, ad esempio, di alcuni personaggi che, dopo il letargo invernale, decidono un bel giorno di prendere il via con una corsa spedita, stile treno ad alta velocità, per poi ritrovarsi, pochi metri dopo, con la lingua a terra e colorito viola. Roba da ambulanza.
Noi abbiamo già la fortuna di avere una dieta mediterranea che tutti ci invidiano. Per combattere l’obesità, e non le persone obese, dobbiamo dare via libera al movimento, magari con una bella passeggiata all’aria aperta che libera la mente dallo stress e sviluppa il buon umore. In questo modo, quando il nostro corpo inizierà a rendere più armoniche le nostre rotondità, potremo festeggiare i primi risultati con fierezza condividendo un leggero ma buonissimo pasto in compagnia di chi ci sta più a cuore.

Carmen Bellini 12 Agosto 2011 alle 19:36
Condivido….ma sono sempre piena di buoni propositi e poi vince sempre la frase "da domani" e così ogni sera mi addormento con lo stesso proposito. Ora per es. mi sono imposta che a far data da settembre mi iscrivo per fare palestra o quant'altro che mi faccia dimagrire in salute, pewrchè ne sono consapevole che in linea si sta meglio, molto meglio ma non solo esteticamente (che cmq conta!) ma anche dal punto di vista del benesse psicofisico e del rapporto con gli altri. Poi io, purtroppo ho bisogno di continui stimoli ovvero pagare o cmq avere qualcuno che mi segua nel percorso altrimenti mi lascio andare al "stasera sono stanca", "non ho tempo", "c'è troppo caldo, "c'è troppo freddo"….Di certo c'è una cosa: che stare in forma o, per quanto mi riguarda, cercare di raggiungerla, è una condanna per tutta la vita perchè cmq è un forzare la tua vera natura ch'è quella di essere grassa e di non avere voglia di muoverti!
Carla Mura 13 Agosto 2011 alle 20:40
Grazie Carmen per il tuo contributo all'articolo.
Il passaggio tra intenzione e comportamento non sempre è automatico e modificare uno stile di vita sotto le direttive di qualcuno, a volte, non da effetti a lungo termine. Mi viene in mente un famoso film dove, appena il medico si distrae, Fantozzi ruba le polpette.
Ogni cambiamento, all'inizio, può essere visto come costrizione. Stiamo pur sempre modificando un'abitudine. Anche l'anoressica farà uno sforzo immenso quando le verrà chiesto di deglutire un boccone.
Per natura, ad esempio, siamo portati a gustare le cose dolci ma diveniamo disposti ad ingerire medicine amare quando siamo ammalati. Cosa ci fa cambiare idea? Probabilmente la volontà di guarire e la convinzione che quella cura sarà efficace.
L'obesità, spesso, non è subito accompagnata da sintomi che ci fanno star male e si tende a mantenere le stesse abitudini. La modifica implica diversi fattori. Non solo l'intenzione ma anche credenze, aspettative, valori, percezioni, stati emotivi e valutazione dell'efficacia di una dieta o dell'attività fisica. Questo potrebbe essere già un buon inizio per un programma salutare 😉