Il canonico Antonio Manunta della prebenda di Serramanna
di 4 Agosto 2012 17:23 Letto 5.866 volte1
La Gazzetta Popolare, nel numero 23 del mese di Gennaio dell’anno 1867, annunciava la morte del cav. canonico Antonio Manunta, all’età di 90 anni, definendolo “uomo di grande ingegno”.
Grazie al Canonico Giovanni Spano è stato possibile ricostruire alcune note storiche riguardanti quest’illustre personaggio che onorò Serramanna sia con la sua presenza che con le sue opere.
Nato a Osilo il 20 Aprile 1776, dai coniugi Matteo ed Antonina Crispo, persone tanto agiate quanto religiose.

A Sassari intraprese gli studi classici e filosofici, e si accostò allo studio della medicina, della teologia, della fisica, delle scienze matematiche, dell’agronomia e del commercio; sentendo, poi, una forte vocazione religiosa, fece domanda e fu ammesso nel Seminario Tridentino di Sassari, dove si laureò in teologia nel 1799 e poco dopo fu elevato al sacerdozio.
Manunta per il tramite del Ministero degli affari di Sardegna, venne incaricato da Re Carlo Felice, di coordinare ed occuparsi della stampa del Regolamento delle Scuole Normali per cui si recò a Milano, a proprie spese, per apprendere il metodo d’istruzione, frequentando la scuola di Metodica, diretta dal Prof. Francesco Cherubini.
Nel 1826, a nome del Re Carlo Felice, fu pregato di aprire a Cagliari, l’Orfanotrofio, per accogliere gli orfani, non maggiori di 10 anni ed istruirli cristianamente.
Per tutti questi suoi buoni servizi, il 3 novembre 1830, gli fu conferito un seggio Canonicale nel Duomo di Cagliari, e nel 1836, ottenne la Prebenda di Serramanna.
Visitava di frequente il villaggio di Serramanna, e vista la mancanza di educazione cristiana nel popolo, subito istituì una scuola di dottrina cristiana promettendo una dote di 100 scudi a 25 spose che fossero uscite da quella scuola ben istruite nella dottrina cristiana e nelle faccende femminili; a sue spese acquistò dei telai e assunse un capo mastro di tessitura, per insegnare a tessere la lana ed il lino.
Vedendo che per lo straripamento del fiume, vicino al villaggio, nella stagione invernale impediva la comunicazione tra il villaggio e le “possidenze territoriali di esso”, diede 100 starelli di grano per aiutare a costruire il ponte. Negli anni di magro raccolto, oltre alla distribuzione di pane e indumenti ai poveri invalidi, distribuì il grano della sua prebenda agli abitanti ad un prezzo inferiore rispetto a quello corrente e medicine agli ammalati.
Nel 1844 si occupò degli scavi attorno alla Chiesetta campestre di Santa Maria, spendendo 200 scudi circa, per occupare i poveri braccianti nei mesi che non potevano lavorare nei campi; grazie a lui furono trovati una gran quantità di vasetti di terra cotta, ed alcuni ex-voto, segno di un vecchio tempio, non un Nuraghe, come si aveva per tradizione nel villaggio.


Giancarlo Pinna Parpaglia 6 Maggio 2013 alle 21:08
Sono un pro-pro nipote del can. Manunta. Mi sono ritrovato fra le cose di casa innumerevoli lettere del can., comunque di scarso valore perchè indirizzate ai nipoti e al fratello. Tra l’altro ho trovato anche dei bozzetti colorati delle transenne del’altare maggiore della parrocchia. Se vi interessano ve li potrei donare. Ho anche circa 5 0 lettere di Giovanni Spano che era amico del can, ma anche fra quelle (ma non le ho lette tutte) la maggior parte si riferisce a fatti di famiglia. Se vi interessano i bozzetti (sono due fogli e mi pare di ricordare che ci fosse anche la firma dell’autore), contattatemi. G.P.P.