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Fanti: Coniugi maestri dell’antica arte etrusca

di Simone Lasio Letto 2.965 volte0

La tecnica, buccheroide, è di matrice etrusca (anche se, garantisce l’autore, «se ne trova traccia anche fra i sardi nuragici, 4 mila anni fa») ma l’ispirazione è tutta sarda. Arburese, per la precisione. Parte dal capoluogo minerario del Medio Campidano la straordinaria vera artistica di Lucio Fanti e Silvia Concas, marito e moglie di Serramanna. «Nella scelta dell’oggetto della nostra linea artistica ci siamo ispirati alla pecora nera di Arbus», spiega Lucio Fanti. Un paio di anni fa, davanti agli esperti di un convegno tecnico che spiegavano le potenzialità dell’allevamento ovino, lui si annoiava e aveva iniziato a disegnare su un foglietto le pecore stilizzate, così come apparivano nelle slide-diapositive dei relatori.

«Eravamo ad Arbus», conferma l’artigiano, «e francamente faticavo a seguire i temi della tavola rotonda». Galeotti furono quegli schizzi, che dal notes anonimo presero gambe nel laboratorio artistico dei coniugi artigiani di Serramanna. «L’idea di fare della pecora nera di Arbus l’oggetto della nostra fatica artistica viene da lì», continua Lucio Fanti che, puntiglioso, chiese «al sindaco di Arbus Franco Atzori l’autorizzazione ad usare quel nome: pecora nera di Arbus».

Il resto avviene nel sottopiano dell’atelier dei due artisti, trasformato nel laboratorio della pecora sarda realizzata con la tecnica antichissima, e con strumenti moderni. Il forno, insomma, è uno di quelli, funzionali, che Fanti e la moglie vendevano e vendono assieme a tutto quello che serve a pittori, scultori e ceramisti, e che un bel giorno hanno deciso di usare in prima persona. Per diventare, anche loro, artisti. Lucio Fanti e Silvia Concas volevano fare un «artigianato sardo diverso, fuori dagli stili e dalle fogge conosciute».

La loro pecora nera è muta, ma dice che ci sono riusciti. «Il segreto è la cottura all’interno del forno della terra, dell’oggetto, racchiudendolo dentro un altro contenitore dove sistemiamo dei piccolo rami di legno che non bruciano ma producono il fumo che conferisce il colore nero», dice Lucio Fanti. Le opere, insomma, entrano in forno col colore dell’argilla e ne escono di un nero lucido. Anche all’interno.

I. Pillosu – L’Unione Sarda del 20/09/2012

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