Nicola Pani, un serramannese alla Maratona di New York
di 3 Novembre 2012 14:16 Letto 8.554 volte9
Quest’anno la maratona di New York non si terrà. E’ una decisione storica in quanto l’evento, organizzato dal NYRR (New York Road Runners), si corre ogni anno dal 1970 e non è mai stato annullata.
E’ una corsa annuale su un percorso di 42.195 metri, che si snoda attraverso i cinque grandi distretti di New York City. È la maratona più numerosa al mondo (43.545 atleti arrivati al traguardo nel 2009).
Negli ultimi anni è stata sponsorizzata dal gruppo finanziario ING direct, e attrae sia gli atleti professionisti che quelli amatoriali, provenienti da tutto il mondo.
Per quanto riguarda questi ultimi, a causa della grande popolarità dell’evento, la partecipazione è limitata a solo una parte delle 100.000 richieste che pervengono ogni anno, e la scelta dei partecipanti avviene tramite una lotteria, ma privilegiando comunque gli atleti che hanno già partecipato o quelli in possesso di un tempo di qualifica eccellente.
Nel 2010 un serramannese ha avuto la fortuna di potervi partecipare: Nicola Pani.
Nicola, come è nata l’idea di partecipare alla maratona più famosa e prestigiosa del mondo?
Tutto ebbe inizio nell’estate del 2009, quando con un gruppo di amici con cui condivido la passione per il nuoto, iniziammo a preparare una gara di “Aquathlon” (nuoto + corsa), nella fattispecie 5 km di corsa e 1.5 km di nuoto; la gara fu un successo, e iniziammo ad assaporare il vero spirito di queste gare, dove non conta arrivare primi, ma arrivare alla fine consapevoli di aver dato il massimo. Cercammo di disputare tutte le gare di Aquatlon in programma nella zona del cagliaritano, e la corsa, che inizialmente era quasi una comparsa, iniziò a diventare sempre più importante, tanto è vero che iniziammo a partecipare anche a gare di sola corsa, sempre con lo spirito dell’”importante è partecipare”, che diventavano sempre più lunghe fino ad arrivare alla mezza maratona disputatasi ad Uta. Fu proprio in quel momento che pensammo alla maratona. La scelta di New York fu quasi immediata: la voglia di un viaggio negli States si conciliava perfettamente con il desiderio di tagliare il traguardo di 42 km e 198 metri o, come la chiamano loro, la 26.2 miles.
Raccontaci, appunto della Maratona di New York
Il racconto della mia maratona parte dalla fine: 5 ore, 45 minuti e 15 secondi, questo è il tempo che segnava il tabellone all’arrivo a Central Park; per un podista medio, quel tempo sarebbe stata una sconfitta, per me è stata un’enorme vittoria. Sì, perché per il “corridore della domenica” quale io mi reputo, arrivare al traguardo della maratona di New York, anzi della Maratona di New York, con la M maiuscola, è un’emozione che ti leva il fiato, di quelle che nella vita si contano sulle dita di una mano.
Sono arrivato a New York venerdì 5 novembre, assieme a Denise, Marco, Giuseppe, Lauro e Luca, giusto in tempo per una prima scoperta della città che, inutile dirlo, in quei giorni era satura di corridori di tutte le nazioni, e si respirava un clima bellissimo, potevi vedere persone provenienti da tutto il mondo con in comune la passione della corsa: l’afgano che corre a fianco dell’americano, al pakistano, al cinese…. poi finalmente è arrivata domenica 7 novembre. Sveglia ore 4.00 (il fuso orario ci aiuta, in Italia sono le 10 del
mattino), colazione e poi tutti sul pullman che da Manhattan ci porterà a prendere il traghetto per Staten Island, l’isola collegata alla città di New York dal Ponte di Verrazzano, un gigante di cemento da cui ha avuto inizio la nostra avventura
Le cose che più ti hanno colpito di questa avventura
Sicuramente il freddo. C’erano 0° C e un vento abbastanza fastidioso, ma in compenso c’era il Sole! Pensate che per ragioni di sicurezza i traghetti per Staten Island dovevano arrivare entro le 7.00 e poi veniva chiuso il traffico; ciò ha significato stare per quasi 3 ore al freddo prima della partenza della maratona, e tutti si erano attrezzati come meglio potevano; qualcuno si era portato la coperta da casa, da buttare poi alla partenza, chi il sacco a pelo, la tuta da sci… sembravamo dei profughi.
La cosa più bella ed emozionante è stata entrare nel quartiere di Brooklyn, dopo aver fatto la salita e poi percorso il ponte di Terrazzano. Subito dopo il ponte, ti rendi conto che non stai partecipando ad una maratona, ma ad una festa; nel quartiere di Brooklyn, e da li in poi, tutte le strade sono costeggiate da migliaia di persone che incitano tutti i corridori, band improvvisate che suonano ininterrottamente blues, jazz, rock, anziani che ti offrono acqua, frutta, caramelle e bambini in fila che ti tendono la mano per “darti il 5” e io ero più emozionato di loro quando davo il mio “five” a decine di bambini uno dietro l’altro.
E per quanto riguarda la corsa vera e propria?
Siamo partiti alle 10:10, 40 minuti dopo la partenza della gara agonistica; inizialmente le miglia passavano velocemente, una dopo l’altra, ma solo le prime. Dopo poche miglia il mio ginocchio sinistro mi ha abbandonato, probabilmente a causa di una tendinite causata dal freddo estremo; mi sono fermato e ho cercato invano di fare un po’ di streching, mentre tutti i maratoneti mi urlavano di non fermarmi. Ho pensato a tutti gli sforzi che ho fatto per esserci, e allora ho camminato, zoppicato, iniziato a corricchiare, e poi nuovamente a correre. Avevo deciso di godermi la festa e lasciar perdere tabelle di marcia, tempi e piazzamenti. New York è maledetta per le sue salite, ma la gente è sempre pronta a tirarti su: GO Nicola, Vai Italia, GOOD JOB… eh si dicevano proprio a me! Brooklyn, Queens, Manhattan, Bronx, poi giù attraverso Harlem e infine eccoci al momento tanto sognato: Central Park! Erano passate diverse ore dall’arrivo del vincitore, ma la gente era sempre là e sempre di più, perché la maratona vera siamo noi! Il tifo è sempre più caloroso e ormai i dolori avevano lasciato spazio alla gioia e alla soddisfazione… FINISH!!!

Fabio 5 Novembre 2012 alle 12:13
Vorrei ricordare a tutti la partecipazione nel 2005 dell’alteta della Polisportiva Atletica Serramanna Antonio Pillittu che chiuse la gara in 2h45′!!!!
http://www.marastat.com/athlete/Antonio-Pillitu
Paolo 5 Novembre 2012 alle 13:10
Fabio, perchè non lo intervisti e ti fai raccontare la sua esperienza? sarebbe bello per tutti, credo, leggerla su ASerramanna 🙂
Paolo 5 Novembre 2012 alle 13:45
Precisazione di Nicola Pani – il tempo reale è 5:14:59; ma il tabellone segna mezz’ora in più perché i professionisti sono partiti prima [infatti nel sito http://www.marastat.com/athlete/Nicola-Pani è riportato il tempo effettivo, ovvero 5 ore, 14 minuti e 59 secondi]
Antonio Pillitu 5 Novembre 2012 alle 16:21
Partendo dal grande rispetto che nutro nei confronti di tutti gli “atleti” che partecipano alle maratone e in generale alle gare podistiche, mi permetto di sminuire un pochino la portata di questo articolo che enfatizza oltremisura una ” semplice” partecipazione alla maratona di New York. Con tutto il rispetto dovuto al Sig. Pani, preso atto anche dei sui dichiarati problemi , vi vorrei ricordare calorosamente, come già fatto dal presidente Dell’Atletica Serramanna ( Società che fà Atletica a Serramanna dal 1979 ), che il sottoscritto nel 2005 è andato a New York, ha corso in 2.45 , arrivando 156 ° fra i 40.000 e primo fra tutti sardi presenti. Vorrei ricordare inoltre che parlare di maratona a Serramanna significa, oltre al sottoscritto che nè ha corse 28 in totale, fare i nomi di tanti e tanti altri atleti che hanno scritto ben altri tempi sulla distanza, pur non andando a New York . Concludo infine ricordandovi che nell’Atletica Serramanna ci sono tanti atleti serramannesi che girano ogni anno l’Italia e l’Europa per partecipare e spesso classificarsi ai vertici delle classifiche, di maratone, maratonine e classiche internazionali e pertanto se nel vostro sito dovete parlare di questo sport e di questa distanza è meglio farlo iniziando da ciò che è più concreto e sopratutto genuinamente locale come la società di atletica e suoi degni rappresentanti. Concludo dicendo che per partecipare a New York con un tempo di 5 ore è necessario semplicemente rivolgersi ad un agenzia, pagarla e avere un pettorale per correre e il viaggio assicurato, per partecipare come ha fatto il sottoscritto, è necessario invece essere atleti con le prove di aver corso la distanza con tempi di rispetto di anno indicati. Per i non addetti ai lavori ,ricordo inoltre che la maratona di NY misura 42,195 Km, come tutte le maratone del mondo.
Samuele Pinna 5 Novembre 2012 alle 18:12
Gentile Sig. Pillitu,
ringraziandola per i consigli editoriali dispensati nel suo “se nel vostro sito dovete parlare di questo sport e di questa distanza è meglio farlo iniziando da ciò che è più concreto e soprattutto genuinamente locale come la società di atletica e suoi degni rappresentanti” e sul “la portata di questo articolo […] enfatizza oltremisura una ” semplice” partecipazione alla maratona di New York “ ci permettiamo di restituirle il favore relativamente a tre punti:
1) Comprensione del testo: è un esercizio che richiede pazienza ed allenamento ma che se applicato con costanza le avrebbe permesso di cogliere nel contenuto dell’articolo che espressioni quali “corridore della domenica”, “importante è partecipare” o “Siamo partiti alle 10:10, 40 minuti dopo la partenza della gara agonistica” indicano chiaramente che l’esperienza del compaesano Pani non ricade di certo tra le imprese agonistiche.
2) Condivisione: ASerramanna.it nasce con l’intento di poter offrire uno spazio di condivisione a tutti i concittadini senza alcuna distinzione di pensiero, razza, sesso e meriti sportivi inclusi. Condividere significa anche raccontare una propria esperienza di vita che può destare interesse da parte della collettività. Pani e l’amico Casti cogliendo appieno questo spirito hanno deciso di regalarci questo articolo (nessuno dello Staff ha richiesto la stesura o intervistato chicchessia) che abbiamo pubblicato con enorme piacere. La domanda che le porgiamo è la seguente: in questi sette anni che sono trascorsi dalla sua maratona di NY non aveva mai sentito la necessità di condividere la propria esperienza che sente ora?
3) Umiltà: Lei è uomo di Sport e sicuramente conosce cosa si intende per umiltà. Umiltà è anche non aspettare o pretendere che delle persone bussino alla porta per chiedere il regalo della sua esperienza. Umiltà è anche riconoscere i limiti dell’avversario e non denigrarlo per i suoi tempi o per il fatto che basta “rivolgersi ad un agenzia, pagarla e avere un pettorale per correre e il viaggio assicurato” soprattutto quando poi si parla di categorie completamente differenti.
Ciò premesso la invitiamo, proprio nell’ottica della condivisione, ad inviarci il resoconto della sua partecipazione agonistica alla maratona di NY 2005 che pubblicheremo con enorme piacere nel nostro (nostro inteso come serramannese e quindi di tutti) portale: sarebbe un graditissimo regalo completare il quadro della maratona di NY con un racconto visto dagli occhi di un corridore professionista quale lei. In attesa del suo contributo per la collettività le auguro
Buona Serata
Antonio Pillitu 5 Novembre 2012 alle 23:43
Gentile Sig. Pinna , la sua risposta irritata al mio commento mi sorprende e sinceramente ho proprio l’impressione che non abbia proprio capito il senso della mia nota. L’articolo in oggetto e in particolare il suo titolo fanno apparire quella esperienza come un qualcosa di esclusivo per un serramannese e il mio commento è solo finalizzato a precisare che così non è. Non credo assolutamente di aver offeso Nicola che anche se non conosco personalmente ,apprezzo e stimo per aver portato a termine la maratona pur in presenza di problemi fisici. Devo rimandare al mittente le sue considerazioni sul mio italiano e sulla mia umiltà e non cerco assolutamente pubblicità per la mia maratona del 2005, che è ha già avuto la sua giusta considerazione negli ambienti sportivi serramannesi e in generale nel movimento podistico isolano.
Salutoni con un sincero augurio che tanti altri serramannesi possano vivere in futuro l’esperienza della maratona e in particolare quella di New York .
Samuele Pinna 6 Novembre 2012 alle 09:45
Gentile Pillitu,
non credo sia il caso di proseguire oltre con questo scambio di opinioni che poco interesserà a chi legge. Rimango comunque del mio parere come d’altronde immagino farà lei.
Il nostro invito a condividere la sua esperienza della maratona di NY 2005 vista dagli occhi di un professionista rimane invece valido e pertanto la invitiamo nuovamente ad inviarci quando possibile un sunto della sua esperienza che pubblicheremo con enorme piacere.
Buona Giornata
Antonio Pillitu 6 Novembre 2012 alle 10:29
Concordo pienamente sul fatto che si è innescato uno scambio di opinioni che pubblicamente ha poco interesse e sull’invito a trasmettere un sunto anche della mia esperienza, proverò a fare qualcosa.
Concludo precisando che anche per mè la corsa, pur se fatta sempre finalizzata ai risultati e con impegno assai pesante, è sempre stata una passione e non una professione.
Buona giornata anche a lei, complimenti per la bontà e l’utilità del sito e se posso permettermi , anche i commenti critici, se fatti senza offendere nessuno, hanno la loro utilità e servono a migliorare l’interesse sulle varie pubblicazioni.
Saluti, a presto.