«Ingabbiati dal Comune i nostri cani di quartiere»
di 8 Febbraio 2013 15:06 Letto 3.263 volte1
Leo è cane un meticcio senza padrone, accudito e sfamato con costanza dai volontari dell’associazione il Randagino. «Mansueto, e non pericoloso», giurano i paladini dei cani del Randagino. Libero, insomma, di circolare e ricevere una carezza dai bambini all’uscita delle scuole dove si appostava per la sua dose quotidiana di coccole. Fino a ieri però, quando a Serramanna è stato catturato dall’accalappiacani, insieme alla «maremmana della Madonnina», come la gente del quartiere delle case popolari che fanno da contorno al cippo con piccola statua della Madonna chiama quella grossa cagna (incinta) bianca e affettuosa, e che l’avevano adottata.
Un cane di quartiere, come Leo, che con lei, e altri due cagnetti, hanno visto ieri rapidamente cambiare il loro presente di libertà in un futuro dentro una gabbia del canile di Ortacesus, dove sono stati portati dagli accalappiacani. «Siamo davvero indignati: quei due cani erano di indole buona, e di loro ci occupavamo noi. Stavano in giro perché non adatti a stare nel nostro rifugio», si sfoga Rosanna Spano, la presidente del Randagino, l’associazione che custodisce, spendendo di tasca propria, una cinquantina di cani abbandonati e maltrattati. Rosanna Spano punta il dito contro il Comune che avrebbe orchestrato l’operazione cattura. «Il canile è l’ultima struttura dove i cani devono stare», commenta la presidente del Randagino che minaccia, ora, «di aprire le porte del rifugio e lasciare in strada i nostri cani». Una sfida, insomma, alle istituzioni ma anche un monito a chi evidentemente («Qualche maestra e genitore») ha segnalato la pericolosità di Leo e del pastore maremmano. «Dovrebbero insegnare ai bambini l’amore per gli animali e non ad averne paura, e odiarli», conclude severa Rosanna Spano.
Ignazio Pillosu, Unione Sarda, 7 febbraio 2013

Lionello 10 Febbraio 2013 alle 09:35
il cane di quartiere, se curato e mansueto e’ attualmente il modo più intelligente per tenere i cani abbandonati da cittadini “furbi” che scaricano sulla comunità i loro problemi quindi la comunità deve prendersi cura dei cani non certo
Mandandoli in un campo di concentramento ma collaborando con le associazioni in questo caso con il randagino che svolge con amore e competenza un lavoro impagabile