Serramanna, i muri raccontano…
di 16 Febbraio 2013 12:50 Letto 32.296 volte45
Prologo
Nel novembre 2009, ho scritto un articolo intitolato “Murales dimenticati” dove ho parlato in generale della stagione muralistica che interessò Serramanna per una decina di anni; con questo nuovo articolo intendo, invece, approfondire questo tema a me particolarmente caro, e condividere con i lettori il frutto delle mie ultime ricerche a tal proposito. Ricerche che mi hanno portato via tanto tempo ma in cambio mi hanno dato tanta soddisfazione e l’occasione di conoscere e parlare con persone di spicco a livello internazionale.
I Murales e la loro origine
Le origini del muralismo inteso come arte pittorica si ebbero in Messico nel secondo decennio del 1900, quando il Ministro dell’Educazione Josè Vasconcelos, commissionò a tre importanti artisti messicani, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros e Diego Rivera, la pittura delle pareti interne dei più importanti edifici pubblici di Città del Messico. Furono così realizzati dei murali maestosi, raffiguranti la storia del Messico, le condizioni sociali della popolazione e le lotte rivoluzionarie.
Questi tre artisti, considerati i padri del muralismo, nel 1930, trovandosi in disaccordo col regime emigrarono nel continente americano, consentendo così l’esportazione di questa forma di comunicazione pittorica, prevalentemente in Cile e Uruguay.
In Sardegna il fenomeno si sviluppò autonomamente molto più tardi; il primo murales in Sardegna, è infatti datato 1968, ad opera di Giuseppe Sciola, a San Sperate, realizzato in occasione della festa di Corpus Domini. Sciola, dopo sette anni in giro per l’Europa, rientrò nel suo paese natale e, con un gruppo di amici, cominciò a intonacare e pitturare di bianco le facciate delle case campidanesi in mattoni crudi, trasformandole in tele bianche, che ispireranno la realizzazione della prima opera: la “Capra mediterranea”, realizzata da Foiso Fois, dipinto che rientrava nel “filone realistico”, infatti, ritraeva la vita lavorativa nei campi.
Negli anni ’70, il Muralismo si diffuse in Cile, come forma di manifestazione immediata, chiara ed elementare; i gruppi di pittura murale cileni, le Brigadas Ramona Parra, nascono con la finalità di realizzare propaganda politica elettorale della candidatura di Salvador Allende nel 1970. Il colpo di stato del ’73 ne arresta la diffusione, molti degli attivisti culturali e intellettuali emigrano prevalentemente in Francia e Italia.
Due di questi, Alan Jofrè e Uriel Parvex, arrivano in Sardegna, e scoprono che l’Isola ha già sviluppato l’arte dei murales.
I fatti di Orgosolo
Nel giugno del 1969, nella località “Pratobello”, la popolazione di Orgosolo si oppose ai reparti dell’Esercito Italiano che avevano occupato un’area del territorio comunale, da sempre adibita a pascolo libero, con l’intenzione di creare un nuovo poligono di tiro e addestramento.
Il 9 giugno, 3500 orgolesi iniziano l’occupazione dei campi. Donne, uomini e bambini, affrontano i militari faccia a faccia. Non si verifica nessun episodio di violenza ma qualcosa di molto più forte. Gli abitanti corrono sotto il sole giorno dopo giorno per tenere occupato l’esercito e impedire le esercitazioni. Fu una rivolta senza sangue.
Il 26 giugno la vittoria arriva, ma i partiti e i sindacati, trovarono un compromesso con il governo: il poligono di tiro non sarà permanente, ma tuttavia per due mesi si sparerà. Quindi, se vittoria ci fu, si portò appresso questa “macchia”, a sottolineare che la lotta, quella vinta, è tutta del popolo, mentre gli accordi, i compromessi e i sotterfugi, vanno ai partiti, ai sindacati e ai giornali di allora, che si schierarono dalla parte del governo.
Dai manifesti che chiedevano “concimi, non proiettili”, nacquero i primi murales.
Il gruppo teatrale Dioniso di Milano, sostenne le manifestazioni di protesta dei pastori barbaricini realizzando alcuni murales, ma l’attività vera e propria verrà ripresa solo nel 1975, dal professore d’arte Francesco Del Casino e dai suoi alunni, per celebrare il trentesimo anno della liberazione d’Italia. Del Casino è promotore e autore della maggior parte dei murali di Orgosolo.
Muralismo a Serramanna
Tra il 1970 e il 1976 verranno dipinti i muri di Ozieri, a opera di Aligi Sassu; Cagliari e Elmas; Bitti e Lula dove Diego Asproni e Lorenzo Calzone realizzarono murali a sostegno della protesta dei minatori.
Nel capoluogo della Barbagia comparvero le opere murarie di Sciola, Pilloni, Meloni, Asproni ed Elisabetta Carboni. Nel 1974 a Villamar, grazie all’iniziativa di Antioco Cotza, furono realizzai numerosi murales.
A Serramanna si formò quasi spontaneamente il “Gruppo Artistico di Serramanna”, costituito da Adriano e Nello Putzolu, Luciano Lixi, Giuseppe Oliva (insegnante presso le scuole medie di Serramanna) e Tore Pitzalis, che il 22 ottobre 1977 realizzarono un bellissimo murales a Villamar.
Ed è proprio il 1977 l’anno a partire dal quale il muralismo assume una dimensione che varca i confini della Sardegna, soprattutto grazie alle iniziative del “Gruppo Arte e Ambiente” guidato dal Villamarese Antioco Cotza e degli artisti serramannesi, con la collaborazione di Alan Jofrè e Uriel Parvex, esponenti della “Brigata Muralista Salvador Allende”, che diedero il via all’attività nella Marmilla, dove, il diffondersi delle pitture murali si accomunò a momenti di forti tensioni.
A Serramanna Antonio Ledda, Luciano Lixi, Ferdinando Medda, Nello e Adriano Putzolu realizzarono diverse opere con soggetti sardisti e socialisti (contro il colonialismo, contro le servitù militari).
L’opera più nota è forse “il Murales degli incatenati”, realizzato nel 1978, con questo nome è sempre stato chiamato dai serramannesi.
Serramanna, alla ribalta dell’Europa. Lo scenario e i protagonisti
Nel 1978, Thomas Apitzsch, giovane studente venticinquenne di Leggi ed Economia all’Università di Berlino, faceva il fotografo per pagarsi gli studi. Fu mandato in Italia per scattare delle fotografie presso l’Ospedale psichiatrico di Collegno (TO) in seguito allo scandalo del medico Giorgio Coda che aveva maltrattato tantissimi pazienti, soprattutto bambini, sottoponendoli ad elettroshock trans cranici e lombo pubici. In Italia fu pubblicato un libro su questa triste vicenda, “Portami su quello che canta – Processo a uno psichiatra” scritto da Alberto Papuzzi Edizioni Einaudi. Le foto di Apitzsch, sono presenti nell’edizione tedesca dello stesso libro “Jetzt bringt mir den, der singt: Prozess gegen einen Psychiater – ein Dokument zur Geschichte der demokratischen Psychiatrie in Italien” Alberto Papuzzi (Autor), Erich Wulff (Vorwort), Thomas Apitzsch (Fotograf), Elisabeth Schweiger (Übersetzer) – Casa editrice Cooperative Frankfurt 1982 – Edizione: dt. EA Torino 1977.
Mentre si trovava in Italia, fu mandato in Sardegna per fotografare quella che era vista come una nuova forma di comunicazione, i Murales. Fecero notizia soprattutto quelli contro la N.A.T.O. A Serramanna Thomas, scattò questa bellissima fotografia:
Fotografia che entrò poi a far parte di una raccolta, “Murales in Sardegna – Wandmalereien in Sardinien 1968-1978 (Ed. La Pietra Milano Novembre 1979) – 10 vierfarbige Drucke nach Fotos von Thomas Apitzsch”, assieme alle foto dei murales di San Sperate e Orgosolo.
Ho avuto il piacere di intervistare Thomas, che attualmente vive in Indonesia, dove gestisce un sito web di fotografia (www.pd-jkt.com) e insegna fotografia. Ricorda con molto piacere la sua permanenza a Serramanna e in Sardegna, che seppur breve (2-3 settimane) gli ha lasciato bellissimi ricordi
« I have a lot of good memories of your country. I almost fell in love with a girl from Sardegna, but had to leave too soon. I remember, that people have been very friendly to me and they invited me to have dinner with them. I also remember the wine, which is different from the Italian wine»
(Conservo un sacco di bei ricordi della tua terra. Mi ero addirittura innamorato di una ragazza sarda, ma purtroppo dovetti ripartire troppo presto. Ricordo che le persone furono molto ospitali con me e mi invitarono a cenare con loro. Ricordo inoltre il vino che differisce rispetto a quello italiano).
Nello stesso periodo, il settimanale tedesco STERN, si occupò di questo nuovo fenomeno sviluppatosi in Sardegna, dedicandogli un ampio servizio a firma della giornalista Birgit Kraatz, da dieci anni in Italia. Servizio poi ripreso da “l’Unità” del 18 settembre 1979, con un articolo a firma del Prof. Salvatore Naitza, in quegli anni docente di estetica e storia dell’arte nell’Università di Cagliari. Successivamente trattò l’argomento anche il periodico FERNWEH nel Nr.5 Sept/Okt (1982).
In quegli stessi anni arrivò allora anche il grande storico tedesco Hellmut G. Haasis, che nel 1978 scattò questa foto
Pubblicata su “Wilde Bilder Graffiti und Wandbilder” e su “Sardische Mauerbilder: Mit Stacheldraht gefesselte Sarden” nel 1978. Questa fotografia fu anche pubblicata in una serie di cartoline facenti parte della raccolta “Wandmalereien auf Sardinien. 8 Farbpostkarten. Paris u.a., Verlag Der Freiheitstraum, circa 1980. 8 Stück. (Texte von Haasis zweisprachig: Nuorese, Campidanese)” di cui il gentilissimo Hellmut mi ha in questi giorni fatto dono.
Haasis, realizzò inoltre anche una trasmissione televisiva in Germania, dal titolo “Das Dorf als Bilderbuch. Wandmalbewegung auf Sardinien“ a dimostrazione della grossa eco che stava avendo in tutta Europa questa nuova forma di comunicazione.
Anche con Hellmut ho avuto il piacere di parlare di quegli anni, e lui a dispetto dei suoi 71 anni, ha dimostrato di avere una memoria di ferro, un bagaglio culturale e una disponibilità fuori dal comune:
«Sono stato in Sardegna da 1975 sino 1978 ca. 4 volte. Ho scritto un diario a mano. quando troverò un po’ di tempo, posso cercare vecchie connotazioni sul viaggio nei paesi del MURALISMUS SARDU (Villamar, Villagrande, Orgosolo e Serramanna ovviamente)».
Hellmut era, ed è, un grande amico di Pinuccio Sciola, che lo ospitava quando veniva in Sardegna, così come Francesco Del Casino che lo ospitava quando visitava la zona di Orgosolo.
Innanzitutto ha risposto alle mie domande in italiano, chiudendo sempre con “andausu” , l’unica parola in sardo che ricorda. È stato un grande amico di Pinuccio Sciola, che lo ospitava e lo portava in giro per i paesi della Sardegna e gli faceva conoscere gli autori dei murales. Gli ho chiesto cosa lo colpì maggiormente, e lui ha detto
«I murales piú interessanti e importanti quelli grandi contro la NATO, contro i aerei che bombardano la Sardegna. Ti riccordi? questi murales ci sono ancora? spero che trovo un giorno questi diapositivi vecchi nel casino mio. Esiste ancora? dopo 35 annii?o volete, dovete ristaurarlo?»
E’ rimasto molto dispiaciuto quando gli ho scritto che quel murales non c’è più. Esiste solo nelle vecchie foto e nei ricordi di chi ha avuto il piacere di vederlo.
Mi ha gentilmente salutato con la promessa di cercare i vecchi materiali di quegli anni e concludendo con
«Saluti a Antonio Ledda dalla Germania freddissima. Andausu»
Per rendersi conto di chi è Hellmut G. Haasis, consiglio di dare un occhiata qui:
http://deu.anarchopedia.org/Hellmut_G._Haasis o su Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Hellmut_G._Haasis
Non si creda che in quegli anni tutti vedessero i murales come un qualcosa di straordinario o di artistico, anzi, ci furono molti dibattimenti in tal senso, tanto che fece notizia la vicenda accaduta a Laconi, di cui riporto la nota conclusiva:
Sempre in quegli anni raccontò questa realtà anche un fotografo francese, Yves Barnoux, che purtroppo non sono riuscito a contattare. A Serramanna si incontrò e nacque una sincera amicizia con l’artista Ferdinando Medda.
Yves Barnoux, nato il 23 marzo 1943 a Fleury les Aubrais, visitò e fotografò quasi tutti murales della Sardegna, tra il 1977 e il 1992, realizzando successivamente un esposizione intitolata “La Sardaigne à murs ouverts“.
Alla fine riuscì a trovare un editore ed a stampare un libro che contiene circa 350 fotografie (Murales de la Sardaigne – Editore & Imprint: Temps Des Cerises – 205 pagine a colori in formato cm. 25 x 35).
Questa è la sua fotografia del Murales degli incatenati:
Questo bellissimo Murales è uno dei pochi attualmente visibili a Serramanna, ma io credo sia comunque il più rappresentativo di quella memorabile stagione in cui i muri parlavano e raccontavano.
Il Murales degli incatenati
L’opera fu realizzata in tre giorni (17, 18 e 19 giugno 1978) da Antonio Ledda, Nello Putzolu, Ico Arba e Samuele Dessì; a tal proposito ho intervistato uno degli autori, Antonio Ledda, che mi ha innanzitutto detto che il nome che gli diedero i fotografi tedeschi, ovvero “Emigrazione è deportazione” non è propriamente il suo titolo, ma può comunque adattarsi.
«Il monumento murale di Serramanna, mostra una famiglia sarda in catene al di la di un reticolato. Si tratta di una protesta contro la schiavitù dei sardi perpetuata nel moderno “lavoro forzato” dell’emigrazione».
Un tema molto sentito anche oggi, quindi di grande attualità in quegli anni come oggi. Voleva quindi significare «il lavoro nell’emigrazione che espropriava i sardi della loro cultura e colpiva, oltre all’emigrante, l’intera famiglia. Stabilendo così un rapporto tra emigrazione e punizione del popolo sardo da parte dello Stato Italiano, in forma di deportazione».
Emigrazione che spesso non offre nessuna speranza di ritorno. Le famiglie vivono questa situazione come un dramma, un dramma che rischia di rompere i legami con i figli, e anche se questa speranza di una vita migliore al di fuori della Sardegna ha da una parte una giustificazione, essa è pur sempre una deportazione.
La curiosità
Vedendo le varie foto esistenti del Murales, mi sono accorto di una particolarità, ovvero, inizialmente appariva solo una firma obliqua, in basso a destra, mentre successivamente furono dipinti i nomi dei quattro artisti che lo realizzarono. Il Prof. Ledda, non ricordava benissimo questo particolare ma mi ha detto che lui inizialmente usava mettere la propria firma al contrario, e probabilmente in seguito furono aggiunti tutti i restanti nomi perché inizialmente gli stessi apparivano più in basso e scritti con un colore non visibilissimo.
Esiste una foto del murales appena terminato, ma non è stato possibile riprodurre la testimonianza giacché l’originale è andato distrutto nell’incendio doloso del 2012, dello studio fotografico di Michela Medda, cui il vecchio titolare Sergio Carrucciu l’aveva lasciata.
La foto qui appresso è stato possibile riprodurla solo da un esemplare in possesso di Luigi Tatti che mi ha gentilmente concesso di duplicarla.
Conclusioni
Esistono altre due foto di questo murales:
È davvero un peccato che un opera così imponente, che ebbe l’onore di salire alla ribalta in tutta Europa sia stata abbandonata a se stessa e all’incedere del tempo.
Spero con questa mia ricerca di dare lo spunto affinché si risvegli in qualcuno la coscienza e la consapevolezza della sua importanza e si cerchi perlomeno di restaurarlo e dare così testimonianza anche ai nostri figli e nipoti di quella memorabile stagione, in cui i muri parlavano e raccontavano storie di proteste, privazioni, prevaricazioni ma anche storie di speranza.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare Thomas Apitzsch, Hellmut G. Haasis e Antonio Ledda per la loro disponibilità e collaborazione, Luciano Lixi per la chiacchierata che mi ha permesso di capire meglio le dinamiche e le situazioni di quegli anni, così come ringrazio Davide Batzella e Andrea Erba sia per il loro incoraggiamento che per essersi resi disponibili a scattare le foto a corredo dell’articolo, e infine un grazie a Samuele Pinna e a Guido Carcangiu per il loro incoraggiamento preziosissimo. GRAZIE.
Galleria Fotografica “Ieri-Oggi”
Interviste di:
- Paolo Casti a: Thomas Apitzsch, Hellmut G. Haasis, Antonio Ledda
Legenda Foto:
- 1. Murales Orgosolo “Concimi non proiettili” [http://www.lamiasardegna.it]
- 2. Piazza Matteotti a Serramanna [Archivio privato di Paolo Casti]
- 3. Murales Villamar – “Gruppo artistico di Serramanna” 1977 [Foto di Hellmut G. Haasis]
- 4. Thomas Apitzsch – Foto di M. Khanif Nudiyanto [http://www.flickr.com/photos/khaniv13]
- 5. Murales “Emigrazione è deportazione” [Foto di Thomas Apitzsch facente parte di “Wandmalereien in Sardinien 1968-1978” (Ed. La Pietra Milano Novembre 1979)
- 6. Articolo de “L’Unità” del 18 novembre 1979 (di Salvatore Naitza)
- 7. Murales “Sardus incadenadus cun ferru spinau” [Foto di Hellmut G. Haasis facente parte della raccolta “Wandmalereien auf Sardinien”
- 8. Lettera ricevuta da Hellmut G. Haasis
- 9. Hellmuth G. Haasis [Foto tratta da http://www.die-anstifter.de]
- 10. Murales “Bombardiere” [Foto di Yves Barnoux – Murales de la Sardaigne Ed.Le Temps des Cerises]
- 11. Articolo del “Messaggero Sardo” del 24 novembre 1979
- 12. Yves Barnoux [Foto tratta da http://yves.barnoux.free.fr/sarde/images/ag6.jpg]
- 13. Murales “Incatenati” [Foto di Yves Barnoux – Murales de la Sardaigne Ed.Le Temps des Cerises]
- 14. Particolari firma dei vari Murales degli “incatenati”
- 15. Foto Murales “incatenati” [riproduzione gentilmente concessa da Luigi Tatti]
- 16. Foto del Murales degli “incatenati” di Antonio Martis e Augusto Picci
Bibliografia:
- – Murales in Sardegna – Wandmalereien in Sardinien 1968-1978 (Ed. La Pietra Milano Novembre 1979) 10 vierfarbige Drucke nach Fotos von Thomas Apitzsch (Testi di Ursula Apitzsch, Eleonora Beltrani, Enzo Nizza)
- – L’Unità del 18 novembre 1979 (di Salvatore Naitza)
- – Murales de la Sardaigne – Yves Barnoux – Editore & Imprint Le Temps des Cerises
- – “Wandmalereien auf Sardinien. 8 Farbpostkarten. Paris u.a., Verlag Der Freiheitstraum, circa 1980. 8 Stück. (Texte von Haasis zweisprachig: Nuorese, Campidanese)”
Credits galleria fotografica “Ieri-Oggi”:
- Foto di Paolo Casti, Hellmut G. Haasis, Yves Barnoux, Luciano Lixi, Antonio Martis, Davide Batzella, Andrea Erba e tratte da GoogleMaps (StreetView)©
Efi Siro 16 Febbraio 2013 alle 13:05
Bravo Paolo Casti, è veramente bellissimo! Un articolo che va conservato x la storia del paese. Bello!
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Paolo Casti 16 Febbraio 2013 alle 13:06
<3 grazie
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Davide Batz 16 Febbraio 2013 alle 13:23
Hai dovuto contattare gente in capo al mondo, coinvolto tanti compaesani, ma alla fine è stata creata una ricerca stupenda! Complimenti Paolo!
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Paolo 18 Febbraio 2013 alle 11:42
Grazie Davide
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Alessandro F. 16 Febbraio 2013 alle 13:32
Bellissimo articolo e bellissime testimonianze di una Serramanna che fu. Complimenti Paolo.
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Paolo 18 Febbraio 2013 alle 11:41
Grazie
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Thomas (PD-JKT) 16 Febbraio 2013 alle 13:45
Great article, Paolo!
Thanks for revoking memories and supporting the importance of the murales.
Best regards,
Thomas
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Paolo 18 Febbraio 2013 alle 11:41
Grazie
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Samuele Pinna 16 Febbraio 2013 alle 13:58
Thank you Thomas for sharing with us your memories 🙂
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Paolo 16 Febbraio 2013 alle 14:40
Thanks to you Thomas, it was a pleasure to meet you and talk of you and of your story. Grazie ancora.
Paolo
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Giorgia Mascia 16 Febbraio 2013 alle 14:42
Un interessante riassunto su tutto ciò che si è detto sui murales , e una gradevole testimonianza di chi ospite nel nostro paese li ha vissuti.
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Gino 18 Febbraio 2013 alle 08:09
Cara Giorgia, riduci al semplice “è un interessante riassunto…”? forse non hai letto fino in fondo l’articolo… il Sig. Paolo Casti, tanto di cappello, ha scritto un eccellente articolo, degno di avere vetrine ben più illustri (senza per questo screditare in alcun modo questo sito perarltro molto ben fatto e ricco di informazioni). Oltre ad aver riassunto, come tu dici la storia dei Murales (riassunto? io che da anni mi occupo del tema mai prima ho letto una così ben articolata descrizione del fenomeno), ha sentito i diretti protagonisti, o meglio, coloro che hanno vissuto quegli anni, sia da dentro che da fuori. So anche benissimo chi è il sig. Haasis e quindi questo articolo solo per questo dovrebbe avere il doppio del suo valore culturale. Da anni seguo con interesse anche le altre ricerche del Casti, credo molto sottovalutate e di questo me ne dispiaccio per il conto di chi le dovrebbe valorizzare… ma questo è già un altro discorso.
Complimenti sig. Casti, ce ne fossero giovani come lei interessati al nostro recente e remoto passato. Spero capiti occasione di incontrarci in qualche convegno. Saluti da un emigrato rimasto col cuore a Serramanna
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Bruno 20 Febbraio 2013 alle 21:00
Giorgia, restituisci a Paolo quell’autostima e la tranquillità del sonno che il tuo commento minimalista e fuori dal coro ha incrinato!
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Paolo 20 Febbraio 2013 alle 21:48
Grazie Bruno del commento che so indirettamente volto a riconoscere il mio lavoro di ricerca e valorizzazione storica del nostro recente passato. Riguardo l’autostima, ti assicuro che non si è minimamente incrinata col commento di Giorgia, penso piuttosto abbia letto molto superficialmente e /o non abbia colto il faticoso lavoro di ricerca e ricostruzione che c’è dietro; i “mi piace” ai vari commenti confermano le mie supposizioni e son sicuro che rileggendolo e cogliendone ogni singola sfumatura saprà giudicarlo con spirito critico diverso, ma se ciò nonostante questo non dovesse accadere son sicuro che dormirò sonni tranquilli ugualmente; dopo aver ricevuto i complimenti da un certo Thomas, un certo Hellmut, e da alcuni rappresentanti delle istituzioni credo di poter tranquillamente affermare che ho raggiunto il mio scopo, ovvero di essere riuscito a dare lo spunto affinché si risvegli in qualcuno la coscienza e la consapevolezza della sua importanza e si cerchi perlomeno di restaurarlo e dare così testimonianza anche ai nostri figli e nipoti di quella memorabile stagione, in cui i muri parlavano e raccontavano storie di proteste, privazioni, prevaricazioni ma anche storie di speranza, così come auspicavo nell’articolo stesso 🙂
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Simone 16 Febbraio 2013 alle 16:07
oohhhh mio DIO che fitte al cuore…Grazie a tutto lo staff di ASERRAMANNA e in particolare a Paolo Casti per aver “regalato” emozioni con questo bellissimo servizio..
…rivedere il mio bel paesino, com’era quando io ero piccino…colori, immagini, messaggi che mi riportano a tanto tempo fà…ma che in fundu, in fundu anti fattu arraixisi ke funti cresciasa e abarradasa aintru de mei…e sempri anta abarrai!
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Paolo 18 Febbraio 2013 alle 11:42
Grazie Simone
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Samuele Pinna 18 Febbraio 2013 alle 15:15
Grazie Simo 😉
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Marina Piras 16 Febbraio 2013 alle 19:25
Non finirò mai di ringraziarti per il tuo grande, indispensabile, contributo nel ricostruire la memoria storica di Serramanna, Paolo. 🙂
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Emanuela Serra via Facebook 17 Febbraio 2013 alle 00:04
Molto interessante e splendida raccolta di foto.Complimenti e grazie per avercelo trasmesso.
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Paolo 17 Febbraio 2013 alle 07:00
Grazie Marina
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Paolo Casti via Facebook 17 Febbraio 2013 alle 12:05
E’ un peccato che certe persone, non so se per gelosia o altro, sembra abbiano quasi paura a dirti “bravo” “complimenti” etc come se rendere merito a me togliesse qualcosa a loro. Penso sia una cosa molto triste, e comunque questo fa capire il perchè a Serramanna non c’è nulla o non si fa nulla. Serramanna è un bel posto, sono le persone che andrebbero cambiate.
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Paolo Casti via Facebook 18 Febbraio 2013 alle 12:04
sono commosso… grazie al sig. Gino… senza parole… Grazie
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Guido Carcangiu 18 Febbraio 2013 alle 17:05
Credo che Paolo abbia superato se stesso.
Seguo con interesse da qualche anno il suo lavoro e penso che con questo prezioso contributo abbia dato prova di grandissima maturità sia come ricercatore che come divulgatore culturale. La completezza delle informazioni, l’accuratezza nella documentazione fotografica, l’attenzione ai riferimenti bibliografici, la scrupolosità della ricerca sul campo e l’esposizione curatissima collocano il suo lavoro in una dimensione di assoluto rilievo non solo a livello prettamente locale.
I miei più sinceri complimenti.
Andausu.
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Samuele Pinna 18 Febbraio 2013 alle 18:46
Condivido e rilancio: io la mia candidatura al prossimo Serramannensis gens l’ho fatta a Novembre 😉
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Guido Carcangiu 18 Febbraio 2013 alle 20:06
Vedo 🙂 ….
Se la meriterebbe tutta, almeno la nomination!
Però, e qui parlo a titolo esclusivamente personale, non amo i “premi”. Trovo che non siano perfettamente coincidenti con ciò che si dovrebbe intendere come vero e proprio “riconoscimento”, anzi credo che ne siano un semplice e tristemente illusorio surrogato. Il lavoro di Paolo merita qualcosa di diverso, a mio avviso. Paolo lo sa, ne abbiamo già parlato, credo sia d’accordo, e ci lavoreremo, sempre nell’ottica del perseguimento del bene collettivo, e mai della celebrazione individuale 🙂
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Samuele Pinna 18 Febbraio 2013 alle 20:47
Ovviamente Paolo tu devi agevolare il compito passando a miglior vita pero’ 🙂
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Paolo 18 Febbraio 2013 alle 21:33
i “mi piace” al fatto che dovrei morire per avere qualche riconoscimento mi preoccupano… :/
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Paolo 19 Febbraio 2013 alle 12:37
Grazie Guido e Samuele, anche i vostri sono commenti che mi fanno davvero piacere, e ad essere sincero non me ne aspettavo di così belli. Grazie, e mi auguro che in un prossimo futuro le mie “fatiche” vengano valorizzate se non altro per far sì che la memoria storica di Serramanna non vada perduta 🙂
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Dino Caboni 41 19 Febbraio 2013 alle 16:06
…Ho trovato la tua “Ricerca” molto accurata, e,
di chiara lettura,con le foto che dicono TUTTO
con l’accostamento di…Come erano,e…Come sono…Ridotti ! Meno male le foto !…Anzi,più di
una,non figura nel libro (Il muralismo sardo), che,
“spesso” mi capita frà le mani…Grazie per ciò,e
in particolare a coloro che…”Fanno” a Serramanna,e, per Serramanna!…A lavorare bene,alla lunga magari,ma…Caro Paolo… I Meriti
vengono riconosciuti…Questo,da uno,ma, dal momento che sono un”Vecchio Serramannese”,
potresti anche considerarli due!…Senza scherzi,
continua…Chi l’ha dura…!
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Paolo 19 Febbraio 2013 alle 16:32
Grazie Dino, i tuoi commenti mi sono più che graditi, li apprezzo molto. Grazie davvero
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Cosimo Sale 20 Febbraio 2013 alle 14:37
Bravo, grande articolo!
Sono a Serramanna da poco tempo ma questo articolo mi aiuta a comprenderne meglio la storia 🙂
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Paolo 20 Febbraio 2013 alle 17:03
Grazie Cosimo 🙂
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Massimiliano Murgia 20 Febbraio 2013 alle 18:32
Non avevo ancora visto le foto, non posso che ribadire i miei complimenti… nonchè la mia ignoranza in materia…ho abitato 25 anni in via treves 12 e non ho mai saputo dell’esistenza del murales a fianco a casa, o perlomeno non lo ricordavo proprio!!
Bravo bravo bravo Paolo!
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Paolo 20 Febbraio 2013 alle 18:53
Grazie Massimiliano 🙂
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Silvio Tasselli 27 Febbraio 2013 alle 18:46
Carissimo Paolo, complimenti vivissimi, magnifica rappresentazione dei “Murales” di Serramanna.
Mi hai fortemente stuzzicato di fare un salto da quelle parti, chissà questa estate; non mettiamo limiti alla divina provvidenza.
Un grazie infinito ed un sincero abbraccio.
Silvio Tasselli
Historical Researcher
Journalist Freelance
Please, visit my web site:
http://www.silviotasselli.com/
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Paolo 27 Febbraio 2013 alle 19:13
Grazie Silvio, i complimenti da un ricercatore e appassionato di storia come te non possono che lusingarmi. A presto
Paolo Casti
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andreino arba 28 Febbraio 2013 alle 19:08
questo bellissimo articolo storico mi riporta all’ultima estate trascorsa a serramanna.Portavo i panini a mio fratello Ico in modo che non abbandonasse il lavoro. A memoria dovrebbe esserci un servizio sul prestigioso settimanale STERN ,di non difficile reperibilità.
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Paolo 28 Febbraio 2013 alle 20:00
procura procura procura 🙂
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Licia Zurruliu via Facebook 3 Marzo 2013 alle 17:50
dal luglio1979 a marzo 1980 ho lavorato in germania…….per caso ho avuto l’occasione di sfogliare questa rivista …ricordo ancora lo stupore nel vedere le foto dei murales di serramanna che già conoscevo grazie alla mia cugina……
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giorgia mascia 5 Marzo 2013 alle 20:53
Chiedo scusa a Paolo per aver utilizzato la parola riassunto , piuttosto avrei dovuto utilizzare la parola ricerca e raccolta . Lui sa la stima che ho nei suoi confronti e mi perdonerà questo lapis o lapsus ? 😉 Se fossi io il sindaco ti farei una statua. E poi obbligherei qualcuno a scrivere la tua storia . Un abbraccio .
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Piero Carlotti 21 Maggio 2013 alle 19:49
Come al solito sei stato grande. Grazie Paolo!
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Paolo Casti 21 Maggio 2013 alle 21:16
Grazie Piero, i tuoi complimenti mi sono particolarmente graditi 🙂
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