«Addio, amico silenzioso». Parenti e amici in un lungo corteo partito dalla casa di via Po
di 13 Aprile 2013 12:11 Letto 2.621 volte0
Poche parole e un fiume di lacrime nel giorno più triste per Serramanna. Che ieri ha tributato l’ultimo saluto ad Alberto Tocco, morto suicida l’altro ieri dopo che qualche settimana fa aveva perso il lavoro. Tanta discrezione anche da parte del parroco di San Leonardo, don Giuseppe Pes, che si è tenuto lontano dal dramma e dalle motivazioni che l’hanno originato. Il 47enne si è arreso ad un futuro senza prospettive certe per lui e la sua bella famigliola: la moglie Francesca e il figlio ancora piccolo.
IL DOLORE Facce attonite nel corteo funebre partito dalla casa di via Po, dove Alberto Tocco ha posto fine alla sua disperazione impiccandosi con una corda, e giunto nella parrocchia di San Leonardo.Il parroco don Pes ha accolto la processione funebre alla quale hanno preso parte i parenti più stretti, amici e conoscenti dell’operaio edile. Per ieri il sindaco aveva proclamato una giornata di lutto cittadino. Serrande dei negozi abbassate nell’ora delle esequie, e il sindaco in fascia tricolore. Sergio Murgia («è un lutto per tutti: ci troviamo di fronte a un numero crescente di persone che si rivolgono a noi per chiedere un lavoro», ha ripetuto ieri) ha seguito il feretro di Alberto Tocco poco dietro i familiari distrutti dal dolore.
L’OMELIA «Mai come in questo momento sarebbe opportuno rispettare il detto che dice che il silenzio è d’oro», ha esordito don Pes nella predica dove però, tanto volutamente quanto abilmente, ha usato i toni della metafora per avvicinarsi con discrezione al dramma che mercoledì poco prima di mezzogiorno ha cancellato la vita dell’ex falegname di Serramanna. «Siamo troppo rapidi nel parlare e poco propensi ad ascoltare», ha detto con riferimento, evidentemente, ad Alberto Tocco che ha vissuto in silenzio la sua angoscia senza trovare «una spalla dove appoggiare il capo».
IL DRAMMA DEI SENZA LAVORO Alberto Tocco era un operaio provetto nella falegnameria di via Cagliari che tre anni fa ha chiuso i battenti. Anche la nuova occupazione, come muratore, in un’impresa artigiana si era dissolta come neve al sole impietoso della crisi dell’edilizia, che ha costretto (qualche settimana fa) il nuovo datore di lavoro a licenziarlo. Giovedì mattina il dramma: l’uomo ha atteso che la moglie uscisse di casa per togliersi la vita. «È una tragedia che ci colpisce tutti», dice rattristato Marco Putzolu, muratore in pensione e presidente della Società Operaia di Serramanna che ha basato oltre un secolo di storia (agli inizi del secolo scorso) sulla solidarietà e la mutua assistenza. «Purtroppo nelle condizioni del povero Alberto ci sono decine di persone a Serramanna e la situazione è destinata a peggiorare», ha detto ancora Putzolu, «la crisi investe nella stessa misura i datori di lavoro e i dipendenti. I primi, senza commesse, sono costretti a licenziare ma perdono il lavoro loro stessi».
I. Pillosu – L’Unione Sarda del 12/04/2013