Il treno della memoria 2013
di 26 Aprile 2013 13:46 Letto 4.030 volte0
“Non avete vinto un viaggio” così ha esordito Aldo Dessì, presidente dell’Arci Sud Sardegna, durante il primo dei tre incontri formativi svoltisi a febbraio ai quali hanno partecipato i ragazzi del “Treno della Memoria” 2013. E effettivamente coloro che hanno partecipato a questo progetto (quasi 900 provenienti dalle varie regioni italiane, fra i quali 110 sardi) non hanno vinto una vacanza, bensì una carrellata di emozioni, risate, pianti, cultura, storia, ma soprattutto di vita. I partecipanti della Sardegna sono partiti da Alghero, con destinazione Cracovia, il 7 marzo, accompagnati da preparatissimi educatori e amministratori.
Durante il viaggio hanno potuto, grazie all’aiuto delle guide ma anche con l’integrazione di vari spettacoli teatrali e letture, visitare il ghetto e il quartiere ebraico di Podgòrze, dove ancora oggi sono visibili i segni del male. Impressionante la piazza con monumento commemorativo agli eroi del ghetto: 68 sedie di bronzo, come 68 000 furono le persone che vi risiedevano prima della liquidazione del ’43. Momento molto importante è stata anche la visita alla fabbrica di Oskar Schindler, esempio di “giusto fra le nazioni” (al quale si ispira il film “Schindler’s List”), stabile ancora esistente e ora diventato un museo.
Il giorno completamente dedicato alla visita dei campi di Auschwitz – Birkenau, il 9 marzo, è stato sicuramente il più toccante per i ragazzi. Diverse sono state le emozioni provate da ognuno durante il percorso: incredulità, orrore, indifferenza, tristezza, rabbia.
Ma un’unica domanda ha assalito tutti: “Perché? Perché tanta crudeltà, tanto dolore, tante morti?”. Circa 1 milione e mezzo di persone hanno perso la vita solo ad Auschwitz; ma questa è solo una cifra, non rende l’idea. Migliaia di bambini, di donne, di uomini, di anziani, di disabili, di omosessuali, di zingari, di oppositori politici e di prigionieri di guerra, sono stati spogliati della loro dignità, derisi, maltrattati, disumanizzati, resi solamente dei numeri. E poi hanno perso la vita, diventando cenere.
All’impressionante Auschwitz, che provoca un profondo turbamento già a partire dalla scritta che sovrasta il portale d’ingresso (“Arbeit macht frei” – “Il lavoro rende liberi”), ha seguito la visita di Birkenau, per certi versi ancora più agghiacciante: una distesa immensa, un terreno paludoso circondato da una fitta foresta. Una scelta perfetta: il progetto hitleriano aveva curato tutto nei minimi dettagli, scegliendo dei luoghi inospitali, nascosti, che potessero celare i più terribili crimini.
Il “Treno della Memoria”, progetto che dallo scorso anno permette la partenza anche di ragazzi sardi di età compresa fra i 18 e i 25 anni, ha fornito a questi giovani un bagaglio culturale che non si apprende sui libri di scuola: essi sono dei testimoni, hanno squarciato quel muro che li opprimeva dentro la “zona grigia” dell’indifferenza. Non resta che divulgare ciò che hanno avuto la fortuna di vedere, di conoscere e di provare. Dopo essere partiti dalla conoscenza, integrata dall’esperienza nei campi, essi si trovano infatti nella fase della presa di coscienza. Quest’ultima fase sta già scaturendo nell’impegno, ovvero nell’entusiasmo e nella partecipazione che “la comunità viaggiante del Treno” sta dimostrando nelle riunioni post-viaggio, nella realizzazione di opere che testimoniano la loro esperienza e negli incontri di restituzione. Solo il viaggio si è concluso, ma, per ciascuno di loro, “il Treno della Memoria comincia adesso”.