Pomodoro, la scommessa
di 27 Aprile 2013 11:47 Letto 3.465 volte0
Patto con la Casar: più guadagno per i coltivatori
Aumentata anche la richiesta di materia prima da parte della Casar: acquisterà dai contadini sardi 300 mila quintali di prodotto. La soddisfazione dei produttori.
Prezzo maggiorato (12 euro al quintale) rispetto al 2012 e una quantità da produrre maggiore del 30 per cento in rapporto alla scorsa annata, quando nella conserviera di Serramanna furono conferiti e lavorati 200 mila quintali contrattati dall’industria, la Casar, ormai l’unica azienda (di proprietà del gruppo Nonna Isa dell’imprenditore di Villacidro Giovanni Muscas) che lavora il pomodoro in Sardegna, e l’associazione dei produttori ortofrutticoli sardi (l’Arpos).
L’ACCORDO «In contratto, quest’anno, ci sono 300 mila quintali», afferma Pierluigi Milia, amministratore dello storico stabilimento di Serramanna. Parte da questa cifra la stagione del pomodoro 2013 in Sardegna, che prende corpo in queste settimane con il trapianto delle piantine finora custodite nelle serre. «Speriamo nel bel tempo perché il freddo e la pioggia di questi giorni sono deleteri», commenta Milia, che saluta con soddisfazione il nuovo contratto per il pomodoro (sottoscritto a febbraio, nato sotto buoni auspici. «Siamo soddisfatti: produrremo di più rispetto al 2012 e i coltivatori si avvantaggeranno di un prezzo maggiore, il più alto in Italia», dice ancora Milia.
COLTIVATORI «Il prezzo quest’anno è di 12 euro al quintale, erano 11 nel 2012», dice Francesco Setzu, coltivatore di Samassi, titolare coi fratelli della Setzu Agricola (carciofo e altri orticoli), «i 15 ettari destinati al pomodoro rappresentano una certezza, anche se non eccezionale, di guadagno. A differenza del carciofo, per cui tutto è affidato all’andamento del mercato, col pomodoro abbiamo la sicurezza del prezzo e del ritiro del prodotto. Se riusciremo ad avere rese soddisfacenti, potremmo portare un buon guadagno a casa», spiega ancora Setzu che sposa quindi il contratto del pomodoro sottoscritto dall’Arpos. Soddisfatto anche Giambattista Lai, altro imprenditore serramannese: «Con il pomodoro non si guadagna molto, ma restiamo attaccati a questa coltura per dare continuità di lavoro ai nostri dipendenti e per non disperdere l’indotto che ruota attorno al pomodoro: operai Casar, autotrasportatori e il resto», spiega Lai che nella sua azienda (17 ettari a pomodoro, tra l’altro) dà lavoro a quattro operai agricoli.
L’ASSESSORE «Sul pomodoro si può ancora puntare, ma occorre strutturare le aziende in modo adeguato, con superfici tali da giustificare l’uso dei mezzi meccanici, trapiantatrici e raccoglitrici per contenere i costi di produzione», commenta Mariano Ortu, assessore all’Agricoltura del Comune di Serramanna. «Quello del 2013 è un contratto importante», sottolinea Ortu che guarda con favore all’attività dello storico stabilimento di Serramanna: «Coniuga qualità e tracciabilità del prodotto».
Ignazio Pillosu, Unione Sarda, giovedì 25 aprile 2013