«Alla Sardegna servono le bonifiche ambientali non altro inquinamento»
di 16 Giugno 2013 11:13 Letto 2.398 volte0
La sala convegni del Cisa non è affollata, ma gli attivisti del comitato che si oppone al progetto Arborea ci sono. Da giorni, anzi, da mesi, manifestano la loro contrarietà all’iniziativa della Saras in ogni occasione pubblica. «Diciamo “no” a un disastro ecologico annunciato. Andate negli Stati Uniti o più semplicemente in Emilia Romagna per vedere i risultati della ricerca e dello sfruttamento del metano», dicono Daniela Concas e Giorgia Mascia, presente insieme ad altri militanti in attesa che la conferenza inizi. Il loro argomentare è deciso: «Le trivellazioni provocano un aumento del rischio sismico, l’utilizzo di metalli pesanti e sostanze nocive e un potenziale danno alle falde d’acqua. Secondo Greenpeace la Sardegna è l’Isola più inquinata del Mediterraneo, con questa iniziativa della Saras vogliamo mettere al sicuro questo per nulla invidiabile primato?».
Secondo Daniela Concas e Giorgia Mascia, la Sardegna «oggi ha bisogno di bonifiche ambientali, non di investimenti per inquinarla ancora di più. E non attacca il discorso sul risparmio energetico: ogni permesso di trivellazione si traduce in un mutuo che le imprese poi riversano nelle bollette di ogni famiglia per venticinque anni. E poi la Sardegna oggi esporta energia perché ne produce anche troppa. Il problema dei costi eccessivi per i cittadini e le aziende è esclusiva responsabilità della classe politica sarda».
Dopo la fase destruens , le proposte. «Basterebbe un pannello solare in ogni tetto – dice Daniela Concas – occorrerebbe investire nel mini-eolico, servirebbe che ogni azienda sfruttasse il biogas che produce: questa è la soluzione energetica ed ecologica. Il metano arricchirà chi è già ricco e renderà ancora più povero un territorio che vive da sempre di agricoltura ma che non riesce a fare il salto di qualità con la cooperazione e la produzione di nicchia».
Paolo Carta, Unione Sarda, 15 giugno 2013