“Le antenne televisive sui tetti delle case di Serramanna.”: Il laboratorio del radiotecnico Efisio Schirru in un Cinegiornale dell’Istituto Luce
di 8 Giugno 2013 14:55 Letto 8.065 volte2
L’Istituto Luce è la più antica istituzione pubblica del mondo per la diffusione cinematografica a scopo didattico e informativo. Le sue origini sono legate al nome del giornalista Luciano De Feo e alla sua piccola impresa cinematografica, nata nel 1924 per promuovere la conoscenza e l’educazione attraverso le immagini in un tempo in cui nel nostro Paese l’analfabetismo era largamente diffuso nella popolazione. Alle finalità che l’impresa si proponeva è legato l’acronimo L.U.C.E. : L’Unione Cinematografica Educativa.
Fu Benito Mussolini a trasformare il Luce da Società Anonima in Ente Morale di diritto pubblico, istituendolo con Regio Decreto Legge n. 1985 del 5 novembre 1925.
Durante il ventennio fascista l’Istituto Luce divenne un potente strumento di propaganda in mano al regime. Già nel luglio 1925 una circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri invitò, infatti, i Ministri degli Interni, della Pubblica Istruzione, dell’Economia e delle Colonie a servirsi esclusivamente del Luce a scopi educativi e propagandistici.
Nel 1927 nacque il cinegiornale Giornale Luce, proiettato obbligatoriamente in tutti i Cinema d’Italia prima di ogni film. È l’antenato del telegiornale, ma all’epoca era uno strumento in mano al regime per il controllo dell’informazione e per la propaganda politica.
Nel 1935, con l’Ente Nazionale Industrie Cinematografiche, l’Istituto Luce fece il suo ingresso nella produzione cinematografica e un anno più tardi, nel 1936, cessò di dipendere direttamente dal capo del Governo, passando al Ministero per la Cultura Popolare. È del 1937 uno dei film più celebri, il colossal Scipione l’Africano di Carmine Gallone.
Nel dopoguerra furono numerosissimi i documentari e i film prodotti, molti dei quali diretti da nomi celebri del Cinema italiano, come Mario Monicelli, Ettore Scola, Pupi Avati, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Ermanno Olmi e tanti altri. Continuò anche la realizzazione dei Cinegiornali, tra i quali la Settimana INCOM, prodotto dall’Industria Cortometraggi Milano dal 1946 al 1965.
La Settimana INCOM del 14 ottobre 1959 dedicò ampio spazio alla formazione professionale in un
documento dal titolo “Specializzazione professionale parola d’ordine per il domani. Scuola professionale certezza del domani”.
(Serramanna al minuto 06:31)
Nelle prime sequenze del Cinegiornale il Lungotevere a Roma, l’apertura delle scuole a ottobre, gli scolari e le scolare accompagnati dai genitori nel giorno di inizio del nuovo anno scolastico, celebrato come un giorno di festa.
Il documento prosegue con altre sequenze, tutte molto interessanti, tra le quali alcune particolarmente significative: Un gruppo di studenti all’ ingresso di una scuola professionale, un altro gruppo intento al lavoro nel laboratorio della scuola, altri ancora impegnati a lavorare con la fiamma ossidrica, gli studenti di un Istituto per barman e camerieri durante un’esercitazione pratica, una scuola professionale per dattilografe, in cui donne di ogni condizione sociale, molte delle quali non più giovanissime, si impegnano nello studio e nella formazione per adattarsi ai cambiamenti e alla modernizzazione del mercato del lavoro.Le scuole professionali per la formazione del personale da impiegare nel settore carbosiderurgico, nate per la specializzazione degli operai e per alleviare la disoccupazione in Italia, in seguito ad un accordo firmato con la Comunità Europea in base al quale i lavoratori qualificati potevano essere impiegati all’estero. In queste sequenze sono visibili anche alcuni fotogrammi che documentano il lavoro in miniera; La vita nelle campagne, lontano dalle grandi città, dove era più difficile migliorare le proprie condizioni di vita e dove era quasi impossibile, per età o carichi di famiglia, frequentare la scuola.
L’inaugurazione a Torino della nuova sede della scuola professionale per corrispondenza Radio Elettra, alla presenza del Sindaco Peyron e di altre autorità e il lavoro all’interno della scuola;
Il laboratorio elettrotecnico all’interno della casa di Gaetano Zarbo, un contadino di Palma di Montechiaro in Provincia di Agrigento, appena diplomatosi alla scuola Radio Elettra, con alcuni fotogrammi che documentano il suo lavoro su un apparecchio elettronico, la consegna del Diploma, la festa nel paese e una sua intervista.
E finalmente i fotogrammi del Cinegiornale ci portano a Serramanna, in Provincia di Cagliari. Queste sono le parole del cronista, che illustra le immagini del paese e l’esperienza formativa di un cittadino serramannese, Efisio Schirru, diplomatosi alla scuola Radio Elettra:
“Un piccolo centro dall’aria un po’ antica che vive d’agricoltura. Eppure sui suoi tetti fioriscono le antenne televisive. Più si guarda verso l’alto più se ne vedono. Tutto ciò è dovuto a Efisio Schirru, faceva il manovale ed ora è un bravissimo radiotecnico. Il Sindaco, presente la Giunta Comunale, gli consegna il Diploma e si congratula con lui per avere contribuito a modernizzare il paese attraverso uno studio paziente, che gli consente di espletare un mestiere altamente apprezzato. Ha applausi da tutti Efisio Schirru, ma specialmente ne ha dalla sua numerosa figliolanza. Il ragazzo potrà studiare ora che papà guadagna di più, le bambine cresceranno senza preoccupazioni, è una vita nuova per loro”.
Le immagini del filmato sono molto significative: una siepe di fichi d’India all’ingresso del paese, le case in “ladiri”, gli antichi lampioni dell’illuminazione pubblica nella via principale, le belle facciate degli edifici storici nella via Roma e nella Piazza Martiri, l’interno del laboratorio del radiotecnico Efisio Schirru, dalla cui vetrina si vede passare un’auto d’epoca bianca. La consegna del Diploma avviene in una sala del vecchio Municipio di Serramanna, le telecamere si soffermano ad inquadrarne il soffitto e le pareti affrescate e decorate. Le belle immagini del Sindaco e degli amministratori del tempo, quelle di Efisio Schirru e della sua famiglia, raccontano tutte un momento di gioia collettiva per il paese. A Serramanna fu per tutti un giorno di festa.
Il Cinegiornale si chiude con il discorso del Ministro del Lavoro Zaccagnini, che elogiò l’iniziativa della formazione professionale definendola necessaria, perché l’Italia soffriva di una “cronica disoccupazione”, e indispensabile anche in vista dell’adesione alla Comunità Economica Europea, che richiedeva una maggiore specializzazione delle maestranze.
L’archivio cinematografico dell’Istituto Luce conserva un patrimonio storico di inestimabile valore. Milioni di metri di pellicola in cui è racchiusa la memoria collettiva del nostro Paese, quasi un secolo di storia raccontato attraverso immagini in movimento: 12.000 Cinegiornali (dagli anni Venti agli anni Novanta del Novecento), 6000 documentari (cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi prodotti e acquisiti dall’Istituto Luce), repertori di diverse testate cinegiornalistiche e di vari soggetti produttori (rulli di girato non montato, tagli, doppi di produzioni Luce Venezia, INCOM, Ciac, Cace, ecc.).
L’Istituto Luce conserva anche un immenso archivio fotografico, oltre 3 milioni di immagini che documentano i cambiamenti sociali, culturali, economici e politici nel corso di un secolo di storia.
È possibile consultare anche numerosi archivi partner, tra i quali la Cineteca del Friuli, l’archivio Aamod, l’archivio Quilici e gli archivi di Albania.
Eppure questo immenso patrimonio è sempre a rischio, perché in Italia i tagli alla Cultura sono una ferita sempre aperta, un pericolo costante che minaccia piccoli e grandi archivi. Nel 2011, tra le tante personalità scese in campo a difendere Cinecittà Luce dalle minacce di chiusura per mancanza di fondi, c’era anche Roberto Benigni. Voglio chiudere questo breve racconto ricordando le sue parole. Che siano un monito per tutti coloro che sacrificano la memoria storica nella convinzione errata di vivere un presente permanente.
«Leggiamo sui giornali la probabile chiusura di Cinecittà Luce. È proprio una brutta notizia. Là dentro c’è tutta la nostra memoria, tutti i nostri sogni fabbricati per uomini svegli. Un archivio immenso. La nostra storia. Ma come si fa a chiudere la Storia?» Roberto Benigni.
Mauro MG Gariazzo via Facebook 8 Giugno 2013 alle 15:23
esperienza efisio schirru! ahahahah
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Maria Francesca Chia via Facebook 8 Giugno 2013 alle 16:10
🙂
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