«Tariffe Tares? Un furto»

Protestano gli imprenditori: così si uccide il commercio

«Settecento euro di tassa rifiuti per 40 metri quadri? Certo non è un aiuto: così si creano le condizioni per chiudere le attività». Il commento di Marco Murgia, che ha aperto da sole tre settimane una pizzeria da asporto (PizzaTime) nella centrale via Rinascita, è rappresentativo dello stato d’animo dei commercianti serramannesi in reazione alle nuove tariffe Tares.

Se per le utenze domestiche l’aumento è nell’ordine del 30-40 per cento, sono le attività commerciali (pizzerie, bar, ristoranti) a pagare il maggior dazio (anche del 200 per cento) al tributo sui rifiuti e servizi che sostituisce la vecchia Tarsu. Stefano Meloni, pala in mano per infornare margherite nella vicina pizzeria Su Forru, è fatalista: «Ormai siamo abituati agli aumenti». Di tutt’altro parere, e umore, Mauro Corongiu, titolare e chef dello storico ristorante Chat Noir di viale Sant’Ignazio: «È un furto, non c’è un servizio efficiente, spendo una fortuna in buste per l’umido e devo anche subire gli aumenti enormi». Con 300 metri di superficie la sua bolletta rifiuti sfiorerà i 4 mila euro. «Davo lavoro anche a otto persone ma se continua così dovrò chiudere», continua il ristoratore. Le reazioni, per ora, sono solo all’annuncio delle nuove tariffe. I conti si faranno a gennaio 2014 con il saldo delle bollette. «Abbiamo contenuto al massimo i rincari», ha detto in consiglio Elena Fadda della maggioranza. Basterà a consolare i commercianti? (ig. pil., Unione Sarda, 25 giugno 2013)