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Casar, stagione conclusa. Domenica scorsa ultimo giorno per 400 lavoratori stagionali

di Davide Batzella Letto 3.426 volte0

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Stop alla campagna di lavorazione del pomodoro alla Casar. Domenica, con gli ultimi turni, per centinaia di dipendenti si è chiusa la stagione durata quasi un mese e mezzo, passata in mezzo a pelatrici, riempitrici, etichettatrici e palettizzatori. Il ritorno all’inattività è vissuto con un misto di malinconia e liberazione. A dir la verità prevale il primo stato d’animo, anche perché i lavoratori stagionali non sempre riescono poi a trovare un’altra occupazione dopo che si conclude l’attività con la Casar.

LA VETERANA «Lavoro come stagionale alla Casar da 33 anni e con quello che guadagno riesco ad andare avanti», è il commento di Gabriella Meloni, serramannese, 50 anni, una delle veterane della fabbrica, che anche quest’anno, per tutto il mese di agosto e fino a domenica scorsa ha impiegato circa 400 stagionali. La maggior parte donne. «Io sono stata fortunata: ho lavorato dal primo agosto fino a domenica. tutto è filato liscio grazie anche a un’ottima stagione di raccolta».

BOCCATA D’OSSIGENO «Ormai oltre la Casar non c’è altro, e la stagione del pomodoro rappresenta una delle poche opportunità di lavoro, seppure stagionale, e sbarcare il lunario per molte di noi», interviene Maria Agnese Marongiu, anche lei di Serramanna, che alterna la sua attività di creatrice di gioielli alle stagioni (quella del 2013 è stata la quarta) alla Casar e al lavoro di cameriera. Nelle linee di lavorazione della conserviera, il lavoro è impegnativo, pesante, ma alla fine la gratificazione finanziaria (in un mese di lavoro, ognuna delle stagionali, compreso il trattamento di fine rapporto, guadagna 1.800 – 2.000 euro netti) aggiusta tutto. Di questo avviso anche Valentina Zanda, di Serramanna. «Per me è molto importante, vista la disoccupazione generale: la Casar è l’unica mia occasione di lavoro».

DA FUORI La storica conserviera di Serramanna non impiega solo personale locale. Da Villacidro (patria del patron Giovanni Muscas) arrivano in tante, Anna Maria Porta, Lucia Sperandio e Marianna Lilliu. Andrea De Castello arriva invece da San Gavino, che con i soldi del lavoro alla Casar, si finanzia gli studi: «Sono prossimo alla laurea in Scienze motorie».

I. Pillosu – L’Unione Sarda del 17/09/2013

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