Quelle case costruite con la terra cruda: a Serramanna c’è una fabbrica di ladiri
di 5 Dicembre 2013 13:37 Letto 7.451 volte3
Un tesoro sta sotto i nostri piedi. Quel materiale povero dell’edilizia tradizionale ha la dignità della risorsa e della sostenibilità, specie alla luce delle tecnologie disponibili. E se le antiche dimore in terra cruda venissero calate in una dimensione di accoglienza diffusa che comprenda l’enogastronomia, l’artigianato e il territorio tutto, potrebbero caratterizzare percorsi turistici originali e autentici. Una filosofia messa al centro della conferenza internazionale “Itinerari d’Europa – Le case in terra cruda”, in programma da oggi (28/11, ndr) a domenica, tra Cagliari e Donori. L’ha voluta l’associazione nazionale Città della Terra Cruda, in collaborazione la rete dei comuni del progetto Civis, cioè Serrenti, Serramanna, Samassi, San Gavino Monreale, Pabillonis, Gonnosfanadiga e Arbus.
Obiettivo di queste giornate la condivisione delle migliori esperienze nazionali e internazionali dei percorsi con architetture in terra cruda e la creazione dell’itinerario turistico culturale “Le Città della Terra” tra gli stessi paesi sardi citati. Un progetto che, nelle parole del coordinatore Marco Floris, «vuole scommettere sulle case in terra cruda».
UNA MAPPA Quest’anno è stato mappato questo patrimonio. Si sono quindi incontrati i proprietari, la cittadinanza e gli operatori culturali e economici per promuovere il recupero architettonico e il suo riuso a fini turistici. «In Sardegna coinvolge potenzialmente un centinaio di comuni», spiega il segretario dell’associazione Walter Secci. Lamenta quel «saper fare» perso perché la tecnica di costruzione è stata abbandonata negli anni ’50 per abbracciare l’edilizia del cemento. «Nell’Isola abbiamo un patrimonio ancora vivo e, bene o male, in buono stato di conservazione e dei centri storici ancora riconoscibili», precisa l’architetto Maddalena Achenzo, titolare della cattedra Unesco “Architetture di terra. Culture costruttive, sviluppo sostenibile” dell’Università di Cagliari e membro del comitato scientifico dell’associazione.
IL RECUPERO I vantaggi di recuperare questa ricchezza sono diversi. Innanzi tutto è un’architettura sostenibile che produce forti risparmi energetici e non ha i costi di smaltimento degli inerti, come sottolinea il vice sindaco di Serramanna Valter Mancosu, fiero del recupero della struttura dell’ex Municipio.
Altro motivo di orgoglio: proprio a Serramanna c’è una delle fabbriche sarde di mattoni in ladiri, il mattone tradizionale. Gli esperti calcolano che il costo del costruito in terra sia compatibile ai costi correnti. Sono però le imprese edili ad essere restìe al nuovo e, in generale, al recupero. Una questione di cultura, di educazione al bello e di qualità che il progetto Civis si è posta anche con i giovani, organizzando un confronto con studenti algerini e francesi. «Grazie allo scambio di esperienze ci piacerebbe allargare la rete soprattutto verso la sponda sud del Mediterraneo», afferma il sindaco di Donori, Lucia Meloni. Se ne parlerà alla conferenza a cui parteciperanno anche gli assessori regionali Alessandra Zedda e Nicola Rassu e i rappresentanti della associazioni nazionali e internazionali provenienti da Francia, Spagna, Portogallo, Cipro, Umbria e Abruzzo.
M. Vacca – L’Unione Sarda del 28/11/2013
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