Vico Mossa è di nuovo tra noi
di 16 Dicembre 2014 10:02 Letto 2.438 volte0
Si è concluso il 6 dicembre scorso, nella sala conferenze dell’ Ex Mattatoio, il convegno internazionale CULTURE FESTIVAL (VII edizione) per la Sezione Architettura – Idea terrae 2014, ospitato dal comune di Serramanna, membro dell’Associazione Nazionale Città della terra cruda.
Iniziato il 3 mattina, ha visto una nutrita presenza di tecnici interessati alle molteplici problematiche connesse all’architettura e all’urbanistica sostenibili e all’utilizzo di materiali naturali locali.
Il CULTURE FESTIVAL, questo è il nome dell’evento con cui è stato indicato sul dépliant, non ha attirato o suscitato la curiosità dei cittadini serramannesi, forse anche perché fuorviati dal titolo che, peraltro, potrebbe far pensare a tutt’altra materia. Difetto di comunicazione ai cittadini? Idiosincrasia di questi verso la materia specifica? Comunque sia, è una premessa preoccupante per il futuro del nostro centro storico o, per dirla tutta, di ciò che finora si è salvato del paesaggio di “una antica comunità del Campidano” (è il titolo dato da Vico Mossa alla relazione da lui tenuta a Serramanna il 27 ottobre 1984)
Ma non è saggio cedere al pessimismo e disperare.
Certo, per l’Amministrazione Comunale che ha fortemente voluto questo evento, fin dal 7 dicembre ha preso il via una importante scommessa. Le persone serie mantengono le promesse e noi, cittadini seri, le attendiamo. Perché, ne siamo consapevoli, i risultati verranno se le Amministrazioni Pubbliche sapranno e vorranno raggiungerli. Del resto, ormai è una questione d’onore, non foss’altro che per dimostrare agli Eredi di Vico Mossa che la donazione dell’archivio dell’Architetto, un importante patrimonio epistolare e progettuale e “una preziosa raccolta iconografica di architetture collettive della Sardegna degli anni Cinquanta” (dalla presentazione dell’evento, a cura dell’ arch. Alceo Vado) sono finite in buone mani.
Ma se il cittadino distratto ha disertato questi incontri, i Serramannesi attenti ed estimatori di Vico Mossa e delle serate culturali in genere, non si sono persi l’appuntamento conclusivo, tutto dedicato all’Architetto nella sua veste di scrittore de “I Cabilli”, in cui egli “ si racconta” e racconta scene di vita familiare della prima metà del 1900, in ambienti domestici che alcuni di noi ancora ricordano (ma siamo, ormai, in pochi!) E’ un mondo idilliaco, ormai obsoleto e rifiutato dalle giovani generazioni, alla ricerca di stili di vita e di materiali da costruzione che nulla hanno a che vedere con le innovazioni sostenibili su cui era incentrato il convegno.
La prof. Maria Grazia Cossu, docente di Letteratura Italiana e presidente dell’associazione culturale “Il Pungolo”, ha fatto una bellissima e puntuale relazione sulle figure femminili del romanzo accanto alle quali è vissuto il piccolo Vico e tutto il suo gruppo familiare e, per chi già conosceva le “fotografie d’architettura”, è stato facile l’accostamento tra la prosa del romanzo e i paesaggi delle foto.
La serata del 6 dicembre è stata una tappa importantissima di un lungo cammino, iniziato dall’Amministrazione Comunale di Serramanna nel 1984. Esattamente 30 anni fa, l’Architetto. Invitato a partecipare al nostro “Ottobre Culturale”, accettò di buon grado e ci intrattenne piacevolmente con una relazione dal titolo “Luci di una antica Comunità del Campidano”, di cui possiedo anche la registrazione vocale. Io ero, allora, assessore alla Pubblica Istruzione e alla Cultura di Serramanna, giovane di età e di esperienza amministrativa, seduta a fianco ad un personaggio per me mitico, ho avuto modo di constatare quanto fosse “speciale” nella sua semplicità e nella sua forza comunicativa, tanto che io, che sono in genere molto emotiva, dimenticando i miei limiti di inesperienza e di temperamento, riuscivo a condurre in porto la bellissima e memorabile serata con grande soddisfazione di tutti.
Nel corso di quell’incontro ho capito quale profondo significato abbia sempre avuto il campanile di S. Leonardo e lo spazio circostante per il bambino, prima, per il giovane profondamente innamorato del suo paese, poi, e per lo studioso di architettura che riesce a penetrare, illuminandoli, gli angoli più nascosti dei paesaggi, valorizzandone i particolari che ai profani sfuggono.
Ho capito in quel piacevole incontro… e da quel momento l’idea è andata maturando in me finché, nella mia qualità di sindaco (1993/1997), ho avuto la possibilità di proporre alla mia Giunta un’impresa che, per molti, era solo uno scandaloso capriccio o una pazzia.
Il Consiglio Comunale, investito del problema, non senza qualche esitazione iniziale, approva, con grande soddisfazione del crescente numero di sostenitori, l’eliminazione degli ultimi tre piani del palazzo Pintus, in Piazza Martiri. Il campanile di S, Leonardo riconquista la sua visibilità, la sua luce e i suoi spazi.
L’architetto Vico Mossa ha vinto e, con lui, la Comunità serramannese.
Si son riallacciati così i rapporti tra lui e noi. La sua lettera, pervenutami in quella circostanza, dice tutta la sua soddisfazione per un risultato che anch’egli, negli anni ’60, aveva tentato di raggiungere. Sia ben chiaro: non vogliamo accampare diritti o meriti speciali se non quello di aver aperto la strada al ritorno a casa, fra i suoi concittadini, di uno studioso illustre, innamorato del suo villaggio natio. Nella casa in cui è nato e ha vissuto, ora è stata affissa una targa commemorativa e, molto opportunamente, gli è stata dedicata anche la sala dove si è svolto il convegno dal 3 al 6 dicembre.
Va da sé che ci aspettiamo che venga mantenuta anche la promessa fatta dal sindaco Alessandro Marongiu sulla ristampa del romanzo “I Cabilli” che, come ben abbiamo compreso, è, anch’esso, un “prezioso archivio in prosa” di quel mondo poetico e artistico finora misconosciuto o sottovalutato.
Si dice spesso, ed è profonda verità, che da cosa nasce cosa. In quel lontano ottobre del 1984, chi avrebbe mai scommesso sugli sviluppi incredibili di quella serata tra vecchi amici ritrovatisi?
Ma, a pensarci bene, in effetti il personaggio garante del successo di allora e di oggi, c’era fin da allora: era Lui, l’architetto! A noi, Amministratori e Cittadini di allora, resta il merito, mi permetto di ripeterlo, di avergli dato l’occasione di tornare nel suo “mondo” perché potessimo stringergli la mano.
Maria Porceddu Ortu
Serramanna, 13 dicembre 2014