Il Paradosso dei Sessi – Susan Pinker
di 10 Gennaio 2015 19:29 Letto 3.934 volte0
Leggiamo dalla quarta di copertina:
“Se il successo nel lavoro rispecchiasse quello scolastico, le donne oggi governerebbero il mondo. Perchè spesso avviene il contrario? In questo libro Susan Pinker risponde ribaltando alcune delle nostre più ferme convinzioni, in particolare che donne e uomini siano equivalenti dal punto di vista biologico e che abbiano gli stessi obiettivi nella vita”.
Il dibattito sulle differenze tra uomo e donna da cinquant’anni a questa parte è in continua evoluzione. La porta chiusa di un silenzio che durava ormai da millenni è stata sfondata con l’avvento del femminismo che, tra i suoi mille difetti e limiti, ha avuto il merito di riaprire la questione in modo brusco e irriverente. L’obiettivo era quello dell’uguaglianza tra uomo e donna con il bisogno di affermare l’identità femminile in un ambito sociale culturale e politico che fino ad allora la poneva in un gradino inferiore, tra le riserve di mille pregiudizi avvallati da secoli di patriarcato.
Per fortuna la nostra generazione ha raccolto il frutto quasi maturo di tante battaglie, ma ancora qualcosa ci sfugge e spesso sentiamo dentro di noi, donne moderne emancipate, libere, padrone del nostro destino, come una sorta di inghippo, una fregatura latente che non sempre riusciamo a spiegarci e a rappresentarci. L’autrice, psicologa ed editorialista canadese, partendo dall’osservazione di profili maschili e femminili, storie di uomini e donne che si trovano al limite delle curve che disegnano le medie dei comportamenti dei due sessi, ci racconta che lo scarto biologico che ci differenzia determina anche le nostre scelte.
Non basta sapere di avere pari opportunità (che non significa che vogliamo tutti le stesse cose!) per poi trovarci una società in cui i compiti, i mestieri, le mansioni siano equamente divisi tra i sessi. Se così fosse ci sarebbero uguale numero di politici dei due sessi e così tra i manager e nei luoghi di comando di imprese e uffici. Raggiungere postazioni elevate e di prestigio richiede una grande determinazione e un impegno totalizzante che spesso le donne non intendono investire perchè il prezzo da pagare è a discapito della serenità personale e familiare.
Gli spunti di dibattito e di riflessione sono tanti, come quello che ci ricorda che il modello di società che riconosce prestigio sociale e potere è quello maschile e che le donne che in quel sistema sono entrate devono piegarsi ad esso anche se non lo trovano confacente alle loro esigenze ed inclinazioni, che sono varie e diverse da quelle maschili. L’autrice ci fa notare che lo standard maschile non deve essere la base su cui misurare i desideri e i sogni di tutti. Ed è proprio l’allontanarsi da questo standard e il ritrovarne uno più consono all’identità femminile che potrà sovvertire i criteri di valutazione del valore delle persone.
E come non nominare gli effetti trasformativi del testosterone e dell’ossitocina, i due ormoni che , pur presenti in entrambi i sessi, ci differenziano, il primo presente in dosi massice sin dalla gestazione determina le caratteristiche maschili fisiche e comportamentali e il secondo, detto anche ‘ormone dell’amore’ è secreto durante il parto, l’allattamento, l’orgasmo di entrambi i sessi, rilascia sensazioni di appagamento, di pace, di piacere. Gli ormoni, il retaggio culturale, il vissuto millenario di subordinazione e svalorizzazione sono tutti elementi che ancora oggi influenzano le nostre vite di donne moderne, spesso in lotta tra le nostre reali esigenze e le aspettative di un mondo che incalza.
La lettura di questo libro può aiutarci a comprendere meglio i nostri sentimenti, a sondare con argomenti sociologici, antropologici e statistici il transitare di un universo femminile verso dimensioni che possiamo sentire più affini, più a misura, senza per questo credere di sminuirci o degradarci. Il mondo maschile è l’Altro con cui confrontarci, l’Altro da incontrare e accettare senza però omologarci ai suoi modelli e desideri.
Ma allora quale è il vero paradosso dei sessi?
La Pinker annota che dagli studi e dalle statistiche emerge che le donne a parità di preparazione coi loro colleghi uomini, accettano lavori e retribuzioni “inferiori” (o comunque non in linea con la loro preparazione di alto livello) se queste le permettono di avere un buon equilibrio nella vita extralavorativa e, e qui sta il paradosso, sono per questo ‘felici e soddisfatte’. Dunque la loro felicità e soddisfazione non viene dalla retribuzione alta e dal lavoro prestigioso (e totalizzante), ma dalla possibilità del riuscito equilibrio tra lavoro e famiglia.Qualcuno direbbe: – Allora chi si accontenta gode…- No, non proprio, piuttosto, sembra dirci l’autrice, gode chi sa cosa vuole, chi accetta di avere obiettivi consoni alle proprie inclinazioni, diversi dall’imperativo culturale vigente, e li persegue senza rinunciare a se stesso. In tempi come quello che viviamo, dove il lavoro è merce rara forse questi discorsi sembrano inutili e vani, ma nell’attività lavorativa in generale si rispecchiano le nostre particolarità, le nostre scelte di vita, i progetti di realizzazione degli individui e seguire anche le inclinazioni di genere forse potrà aiutarci a ritrovare una strada che oggi pare smarrita.
“Non ci sono prove biologiche che suggeriscono che una donna debba stare a casa a crescere i figli. Nè esistono prove che uomini e donne siano indistinguibili e che, date le stesse opportunità, apprezzino le stesse cose e si comportino nello stesso modo. Viceversa, i dati hanno rivelato alcuni catalizzatori diversi delle scelte delle persone, -molti con radici ormonali e neurologiche e altri che riflettono ambienti di lavoro concepiti sullo standard maschile-, che si mescolano a creare il vero divario tra i sessi”. (S.P.)
Manuela Orrù