Antiche tradizioni della Settimana Santa
di 3 Aprile 2015 11:48 Letto 7.958 volte0
Le tradizioni del periodo di Pasqua sono in parte ancora vive, ma sono cambiate nel tempo.
Si facevano le pulizie di Pasqua e si ornava la casa al meglio che si potesse; questa tradizione si è conservata fino ai giorni nostri. La casa, doveva essere bella e accogliente perché passava il prete a benedirla.
Le donne preparavano i ravioli e i dolci per il giorno della festa; le formaggelle con la ricotta o con il formaggio, i pabassini, gli amaretti, il pai saba, i bianchini e preparavano anche la pasta, rigorosamente a mano e i bambini aiutavano tagliando le forme con le “rotelline”.
Per i bambini non c’era l’uovo di Pasqua, ma si preparava il pane di semola con l’uovo (su coccoicun s’ou); una vera e propria opera d’arte, che qualcuno fa tutt’oggi, anche se attualmente è da considerarsi più un oggetto decorativo che un alimento.
Il pane allora si faceva normalmente il venerdì, quindi quello che si mangiava a Pasqua era fatto il Venerdì Santo.
Altra tradizione, che ora si è persa, se non radicata sporadicamente, era quella di mandare is pardulas, a quelle famiglie che magari erano in lutto, e ovviamente non preparavano i dolci per Pasqua, o a qualche anziano, o ai malati. Era un modo come un altro per aiutare e far sentire la propria vicinanza agli altri.
Allora come oggi, le campane non venivano suonate dal Giovedì Santo fino alla Domenica di Pasqua. Per annunciare le ore della funzione religiosa, il sagrestano usava una tavola di legno, grande come un tagliere, a cui erano fissati uno o più battenti di ferro con lo scopo di sbattere sul legno per produrre rumore: sa matracca. Dietro di lui, una moltitudine di ragazzini faceva chiasso con su stròcci arrana, uno strumento fatto con una canna, o anche is tabedda s(tre pezzi di legno legati fra loro con il fil di ferro che permettevano di fare un forte rumore facendo sbattere le tavolette l’una sull’altra).
Il chiasso prodotto dalla “matracca” e dagli altri chiassosi strumenti era una chiararievocazionedel tumulto venutosi a creare quando i soldati romani, con Giuda traditore, andarono nell’Orto degli Ulivi per arrestare Gesù.
Questi dispositivi sonori cui si è fatto cenno sono accomunati dalla assordante rumorosità che riuscivano a produrre, ma anche dallo stretto rapporto che li legava ai riti della Settimana Santa.
Forse per questo motivo non sono mai stati considerati strumenti di gioia o di divertimento.
Al contrario, riportano alla mente la tristezza e la profonda pietà popolare di quei giorni che solo le campane a festadella Pasqua di Resurrezione, riescono a superare e a far dimenticare.
Infatti, la domenica di Pasqua, con Gesù risorto, quando cominciavano a suonare le campane a festa i ragazzi in segno di gioia andavano a tirare le pietre nelle porte delle case abbandonate.
Approfondimento
Ricetta de “su coccoicun s’ou”
Ingredienti:1 kg di Semola fine, 30 g di lievito madre (su fromentu), Acqua, Uova, Sale
PREPARAZIONE
Prima di fare il pane preparate su fromentu (lievito madre) facendolo ammorbidire nell’acqua tiepida. Lavoratelo aggiungendo un pizzico di sale e lasciatelo riposare sommerso di farina in un cesto coperto con un telo. Successivamente impastate la semola con l’acqua salata e calda. Aggiungete all’impasto il lievito sciolto e lavorate vigorosamente per amalgamare con cura la pasta. L’operazione seguente è quella più dura, cioè di distendere, spianare e battere la pasta con le mani su un piano preferibilmente in legno. Per fare questo aiutatevi con l’acqua tiepida fino ad ottenere un composto morbido ed elastico. Di seguito lavorate la pasta dentro i recipienti di terracotta, manipolandola con i pugni chiusi e premendola. Lasciatela riposare dentro un recipiente di terracotta coperta con un telo. A fermentazione ultimata lavoratela ancora una volta finché è pronta per essere modellata. Preparate i pani, fatte il buco al centro, metteteci l’uovo e fatte le decorazioni a vostro piacimento . Dopo aver confezionato i pani li ricoprite con un telo e fateli riposare per almeno due ore. Intanto preparate il forno, quando è pronto per la cottura, infornate e fatte cuocere a 250° per circa tre quarti d’ora.
[http://www.ricettedisardegna.it/coccoi-con-luovo]
“Sa matracca”
Descrizione: Lo strumento è formato da una tavola rettangolare di legno stagionato e compatto (noce o castagno), sulla quale sono fissati degli anelli di ferro, uno o due per parte, con la funzione di sbattere nel legno. Sul lato superiore della tavoletta è praticata un’apertura che serve da impugnatura. Per far suonare lo strumento si ruota la mano in un senso e nell’altro alternativamente.
Uso:è diffuso in tutte le chiese della Sardegna, essendo uno degli strumenti usati nella settimana santa.
“Is tabeddas”
Descrizione: Strumento ritmico della famiglia delle nacchere. E’ costituito da tre tavolette lisce. Al legno centrale, che funge anche da manico, sono fissate due tavolette per mezzo di uno spago o fil di ferro, in modo tale da lasciare tra di loro, un gioco che dia loro la possibilità di oscillare.
Uso: Veniva prevalentemente usato dai bambini nella settimana santa per sostituire il suono delle campane, e in altre circostanze per accompagnare il ritmo e i movimenti di danze sarde.
“Su stròcci arrana”
Descrizione: Il congegno è costituito da un tubo di canna, in due estremità del tubo con due incisioni longitudinali e parallele si asportano due stecchette della lunghezza di circa otto centimetri, creando così una conveniente apertura per l’inserimento di una ruota dentata di legno duro.
Dal piede dell’apertura si crea una striscia a forma di ancia. La ruota di legno, precedentemente forata al centro, viene fissata al tubo mediante un asse, anch’essa di legno che funge sia da perno che da manico.
Facendo perno con la mano sull’asse che fissa la ruota imprimendogli un senso rotatorio, si ottiene come risultato la rotazione del tubo e allo stesso tempo, tramite la ruota dentata, di sollevare a intervalli regolari l’ancia libera facendola scattare.
