Giuseppe Todde: intervista all’artista serramannese
di 13 Agosto 2015 22:08 Letto 4.389 volte0
Giuseppe Todde, nato a Vipiteno (BZ) nel 1980, si è diplomato al liceo artistico di Cagliari, indirizzo di grafica; ha frequentato per un breve periodo, prima un corso di fumetti organizzato da Beppi Vigna e successivamente un corso di grafica e tipografia .
Durante gli studi e in tutto il periodo successivo ha sempre partecipato a mostre, estemporanee nei piccoli paesi della Sardegna, venendo a contatto con molti artisti sardi di gran talento, il primo murales, lo realizzò nel 2000, il giorno di Pasquetta, in occasione della manifestazione Kantartica, svoltasi presso la Pineta di Serramanna.
Nel corso degli anni, in occasione di feste paesane, progetti collettivi o privati, ha continuato a produrre murales di vario genere e temi trattati, talvolta semplicemente decorativi e talvolta cercando di comunicare un qualcosa che fosse una denuncia o un disagio sociale. Lo stile prediletto da Todde è il realistico con sfumature fumettistiche.
Giuseppe, chi sono per te un writers/muralista/graffittaro?
Per me sono tre persone che fanno la stessa cosa ma con stili diversi, cioè cercano di decorare, abbellire, comunicare, provocare, suscitare interesse,commuovere, toccare le persone, tramite del colore su un muro, con tecniche differenti.
Graffiti / Murales, binomio possibile?
I graffiti e i murales possono andare di pari passo, fondersi o essere un’unica cosa, sposando gli stili assieme. L’essenziale è essere aperti alle altre persone, agli altri materiali e ai differenti stili e poi cosa molto importante essere avidi di imparare, apprendere ciò che non si sa’ da chi in certi campi e pioniere, io ho imparato tantissime cose da pittori adulti, ragazzi giovani, più grandi e più piccoli di me, da tutte le persone che negli anni ho visto disegnare accanto a me.
Serramanna è un esempio di tutto ciò che vorrei spiegare a parole, ma forse sarebbe più facile andare a vedere ciò che stiamo facendo per il paese.
Che differenza c’è tra “atti di vandalismo” (sporcare un muro) e il “writing”?
Partendo dal presupposto che un atto di vandalismo potrebbe essere interpretato come arte e viceversa, a secondo di quale prospettiva un soggetto può preferire, in base alla propria cultura, esperienza, età anagrafica, apertura mentale o chiusura totale, potrei rispondere che non è corretta la domanda, perché se io passando davanti al portone della Chiesa disegno un Gesù Cristo che vende i biglietti per partecipare alla Messa, con tanto di insegna e la fila di persone pronte a pagare, allora stiamo parlando di…?
Diciamo che non vi è poi tanta differenza tra il disegno di un “pene” qualunque su un muro qualunque e un “fallo” artistico, ma vandalico, o poco rispettoso o fortemente critico verso le idee altrui su muri privati; o forse penso che un atto vandalico o un’opera d’arte hanno qualcosa in comune, in certi casi, o forse in altri è possibile distinguerle senza chiedersi chi sia l’artista che ha disegnato quel pene stilizzato in quel muro, con la tecnica della bomboletta spray. In pratica ho ben chiara la mia risposta a questa domanda, ma mi è difficile farmi capire, o forse lo faccio apposta a non farmi capire, perché tutti mi dicono che sono un artista e allora rispondo come farebbe un artista, pur non essendo un artista.
Degna di nota l’opera di Giuseppe del 2012, “Piccoli cubi”, definiti da lui stesso “contenitori di temi, contenitori di tutto e niente, oggetti per persone curiose, oggetti inutili per persone inutili, punti di vista o punti ciechi, l’arte inutile tanto quanto necessaria alla mia sopravvivenza per tutto il restostiamo cene ognuno al proprio posto e non rompete i coglioni al prossimo”.
[Tratto da “Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche” Vol. 3]
Segnaliamo anche le interviste a: