Psicologia: un po’ di chiarezza sull’ipnosi
di 1 Marzo 2016 12:45 Letto 3.466 volte0
Ecco un nuovo articolo della rubrica incentrata sull’educazione alla psicologia, al benessere, al sostegno e alla salute, curata dal Dott. Cristian Angius.
Dopo aver parlato della figura dello psicologo, oggi si parlerà e si farà chiarezza sul metodo dell’ipnosi, buona lettura!
Un po’ di chiarezza sull’ipnosi
di Cristian Angius
Quando si parla di ipnosi, istantaneamente, una coltre di fascino e mistero avvolge coloro che ascoltano. Alcuni ne sono attratti e incuriositi, altri la temono al punto da non riconoscerne la scientificità paragonandola a una banale forma di raggiro per menti poco intelligenti.
Per far chiarezza in tutto questo, cercherò di illustrare questa psicotecnica nelle sue caratteristiche peculiari al fine di privarla dei suoi aspetti poco scientifici e riportarla alla sua vera essenza: uno strumento psicologico per il benessere delle persone.
Premetto che non esiste un’univoca e condivisa definizione di ipnosi e qui in Italia questi approcci rimangono poco diffusi anche a causa del loro assente insegnamento all’interno dei corsi di Laurea (in America un terzo delle facoltà di medicina e psicologia assicura tale formazione agli studenti). Anche in assenza di una definizione condivisa di ipnosi, gli esperti sono concordi nel riconoscere in essa un insieme di psicotecniche utili per innescare un cambiamento nelle persone al fine di migliorarne la salute. Questo cambiamento avviene attraverso l’induzione di un particolare stato di coscienza che permette un aumento della suggestionabilità dell’individuo.
Vediamo pian piano di analizzare i principali termini che ricorrono maggiormente quando si parla di ipnosi: trance, suggestione, induzione.
Il particolare stato di coscienza di cui si parla viene chiamato trance. La parola fa un po’ di timore, poiché ricorda quei fenomeni di catalessi dove il soggetto non risponde a stimoli esterni. Non esiste invece nulla da temere. Con questo termine si fa riferimento a quello stato in cui la coscienza si restringe ad un solo aspetto della realtà per concentrarsi esclusivamente su di esso, tralasciando quindi tutto il resto. In questo stato si limita l’attività della parte razionale della mente per lasciar spazio a quella più creativa. La trance non è solo uno strumento artificiale ma è un fenomeno che si manifesta spontaneamente in tutti noi, più volte durante il giorno. Pensiamo ad esempio a quando leggiamo un libro e siamo così coinvolti dalla storia che non ci rendiamo conto delle persone che ci passano attorno; quando seguiamo una partita di calcio e non ci accorgiamo che ci han detto qualcosa; quando durante una doccia non ricordiamo se ci siamo già insaponati e sciacquati; quando durante la guida ci rendiamo conto di aver fatto chilometri senza essercene minimamente accorti. In quest’ultimo caso ad esempio, ci siamo concessi il “pilota automatico” (solo se la strada ci è molto familiare) per ridurre la nostra consapevolezza esclusivamente a dei pensieri che costituiscono problemi urgenti da risolvere. “Usciamo” dalla trance quando si verifica qualcosa di insolito come una coda di macchine davanti a noi, un posto di blocco o semplicemente quando abbiamo risolto il ciclo di pensieri che ci tormentava.
Durante la seduta ipnotica questo stato di trance viene indotto artificialmente attraverso una serie di tecniche verbali e non verbali al fine di operare una suggestione. Indurre significa quindi portare il soggetto verso uno stato di trance. Un’induzione può avvenire ad esempio anche attraverso delle semplici tecniche di rilassamento.
Le suggestioni sono infine quell’insieme di suggerimenti e indicazioni che vengono date, in quel particolare stato di coscienza dove la parte inconscia è più ricettiva, al fine di instaurare un cambiamento verso il benessere della persona.
La suggestione agisce così sulla parte più profonda della persona, quella parte che contiene le risorse più efficaci nel produrre un cambiamento verso un comportamento o atteggiamento più funzionale. Le risorse, come in ogni intervento psicologico, si trovano già dentro la persona; attraverso l’intervento vengono messe alla luce, risvegliate o potenziate.
Riassumendo: in un’ipnosi, un ipnotista induce uno stato di trance al fine di effettuare una suggestione ovvero somministrare al soggetto dei messaggi che possano aiutarlo a migliorare la propria situazione, nella direzione ritenuta più idonea per l’intervento.
Detto questo si può aggiungere che l’ipnosi agisce efficacemente in tutta una serie di problematiche come l’ansia, lo stress, l’insonnia, riduce il dolore in alcune patologie, aiuta a smettere di fumare, migliora le performance atletiche, stimola la creatività e la fantasia o nel complesso, come dice prof. Perussia (eminente ipnoterapeuta del panorama italiano odierno):
L’ipnosi favorisce un miglioramento generale dell’esistenza senza alcuna pretesa di guarire malattie che son di competenza medica, ma nella convinzione di poter dare un aiuto significativo a render più sereni tanti aspetti difficili della condizione umana, sia psicologica che fisica.
Per migliorare ulteriormente la comprensione di questo fenomeno ho raccolto e commentato gli 8 miti e luoghi comuni che mi capita maggiormente di notare.
- L’efficacia dell’ipnosi non è dimostrabile scientificamente. FALSO. Basta prendere in considerazione la banca dati Pub Med (piattaforma gestita dall’Istituto Nazionale di Salute americano, NIH) per notare che vi è un flusso di circa 200 lavori scientifici che ne dimostrano l’efficacia ogni anno.
- Quando si è sotto ipnosi non si è coscienti. FALSO. Abbiamo visto precedentemente come avviene addirittura il contrario, siamo maggiormente coscienti di quel momento preciso e su ciò che ci viene detto. Poi magari può verificarsi una parziale amnesia della seduta, ma questa non è assolutamente la regola.
- Sotto ipnosi si è in balia dell’ipnostista. FALSO. L’ipnosi è sempre un’autoipnosi in quanto il soggetto decide quali delle suggestioni impartite dall’ipnotista vuole assimilare. In poche parole una persona che non vuole smettere di fumare, non riuscirà a farlo con l’ipnosi, poiché la sua volontà saboterà ogni tentativo di accogliere messaggi di cambiamento.
- L’ipnosi permette di accedere a ricordi remoti non più coscienti. PARZIALMENTE VERO. L’ipnosi permette di recuperare ricordi che si pensava fossero ormai finiti nell’oblio ma tali ricordi risultano poco affidabili a causa della propensione naturale della mente di ricamare elementi non reali su ricordi di vecchia data. Questa funzione creativa dell’immaginazione viene addirittura amplificata dall’ipnosi.
- L’ipnosi funziona solo sulle persone mentalmente deboli e ingenue. FALSO. La comunità scientifica che si occupa di ipnosi è concorde nel riconoscere tra i migliori soggetti ipnotici (quindi coloro che son più facilmente ipnotizzabili) oltre ai bambini e ai creativi (per la loro abilità con la fantasia), le persone con un elevato livello di intelligenza (quindi l’opposto dell’idea comune).
- Una volta in trance si rischia di non ritornare più allo stato precedente di veglia. Non è mai successo nella storia dell’ipnosi. Possono sorgere alcune momentanee resistenze legate magari all’intenso benessere che si sta vivendo ma questo è simile al desiderio di stare a letto la mattina appena suona la sveglia. Prima o poi ci si alza.
- L’ipnotista può estorcere in ipnosi i segreti più intimi dell’ipnotizzato. Nessuno in ipnosi rivela segreti ne dice più verità di quanto non farebbe nello stato di vigilanza. In ipnosi si può mentire molto bene e si possono inventare tante false realtà.
- L’ipnosi è pericolosa. FALSO. Partendo dal presupposto che la suggestione debba essere applicata con serietà da professionisti competenti, questa tecnica non possiede controindicazioni. È assai strano come le persone temano l’ipnosi ma prendano poi quotidianamente e senza preoccupazione farmaci con “foglietti illustrativi” chilometrici.
Concludo ricordando l’importanza dell’immaginazione. L’ipnosi funziona attraverso di essa. L’immaginazione ha un forte potere suggestivo nell’indirizzare i nostri comportamenti. Essa ha inoltre priorità sugli “sforzi” derivanti dalla volontà. Cerco di esser più chiaro con un esempio. A quanti di noi è capitato di dover compiere un breve tragitto con in mano una tazza colma sino all’orlo? Svolgiamo il tragitto aiutandoci con i pensieri, quasi percepibili a voce alta tanta è la concentrazione. In un caso possiamo dire “non deve traboccare, non deve traboccare, non deve traboccare”. Sappiamo già cosa succede … anche se di poco, il liquido fuoriesce. Nell’altro caso potremmo dire “calmo, mano ferma, arrivo a destinazione tranquillamente”. Cosa cambia nella nostra mente e nel risultato del nostro breve compito? L’immaginazione influenza il raggiungimento dell’obbiettivo. Nel primo caso in tutto il tragitto non abbiamo fatto altro che creare l’immagine da evitare richiamandola continuamente col pensiero: “Traboccare”. Essa si trasforma inevitabilmente in realtà. Nel secondo caso abbiamo richiamato la calma senza sforzo. La prossima volta che vi capita non resta che provarci!