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Una serata con Luigi Atzori e i nostri soldati delle due guerre mondiali

di Davide Batzella Letto 4.595 volte0

di Maria Porceddu Ortu

Il grande salone “Vico Mossa” era gremito il 3 novembre u.s. per la presentazione del libro di Luigi Atzori, Il libro d’Oro dei nostri Eroi. L’evento era atteso da tutti i Serramannesi ma, in particolare, da quelle famiglie che, nelle due guerre mondiali del ’15 – ’18 e del ’42 – ’45, hanno perso i loro giovanissimi familiari sui fronti bellici.

Un evento eccezionale, dunque, che anche il Sindaco ha voluto onorare, sia concedendo l’uso del salone (che normalmente non viene concesso) e sia partecipando personalmente. Mi permetto un pizzico di malignità: spero che a richiamare questo eccezionale afflusso non siano state le bandiere, le insegne e le alte uniformi militari degnamente rappresentate sul palco… Come qualcuno in passato ha detto, “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”!

Anch’io ero presente e, devo dire, molto emozionata anche perché pensavo a quel ragazzo diciannovenne, mio padre, partito da Villamar per il fronte quando ancora non aveva idea né del mare né dei mezzi di trasporto oltre ai carri trainati dai buoi. E questi li ha ritrovati in guerra…

La presentazione de “Il Pungolo”, brillante come sempre, e gli esperti presenti sono stati accolti dagli applausi del pubblico in una atmosfera ovattata immersa nella semioscurità a causa di un cattivo funzionamento (?!) dell’impianto elettrico. Ma, a dire il vero, l’intoppo ha fatto sì che, su quella atmosfera silenziosa e commossa, abbia fatto luce la stella accesa dal libro di Luigi “Gigi”Atzori.

Bravo Gigi! Hai realizzato un’opera eccezionale che merita l’applauso commosso dei familiari di questi giovani soldati morti per la Patria e per la Pace tra le Nazioni. Perciò, tutti i rappresentanti civili della Comunità serramannese devono sentirsi chiamati ad un impegno concreto affinché questi nostri Concittadini, al di là del solenne appello nominativo del 4 novembre ai piedi del monumento che li ricorda, entrino a far parte della nostra cultura quotidiana. Se così non fosse, il loro sacrificio resterebbe un’eco lontana di un grido che ha straziato i Compagni sopravvissuti all’orrore della loro terribile fine.

Con questo suo corposo lavoro, Gigi Atzori ha aperto una strada nella nostra memoria. Fingere di non sapere è solo ipocrisia. Le guerre, sotto qualunque aspetto si presentino, cancellano la vita.

Complimenti, dunque, a Gigi e alla sua famiglia che lo ha incoraggiato e sostenuto nel corso degli anni dedicati con ostinazione alla sua nobile ricerca.

Serramanna, 06 novembre 2017

Maria Porceddu Ortu

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