Parkinson: Stefano Zucca e i suoi studi sul cervello umano
di 13 Gennaio 2019 09:08 Letto 5.758 volte0
Stefano Zucca, scienziato 37enne originario di Serramanna, è l’autore di uno studio sugli interneuroni colinergici, cellule che permettono all’organismo umano di cambiare un comportamento per adattarsi all’ambiente. Alla base del malfunzionamento dei neuroni colinergici ci sarebbe la malattia di Parkinson.
Stefano Zucca ha condotto lo studio, pubblicato anche sulla rivista scientifica eLife, durante la sua permanenza da ricercatore all’Okinawa Institute of Science and Technology, a Okinawa in Giappone.
Proprio alla base del malfunzionamento dei neuroni colinergici starebbe, ad esempio, la malattia di Parkinson: capire come questi neuroni controllano i nostri programmi motori è quindi fondamentale anche in tema di sviluppo di nuovi farmaci o terapie mirate.
Manipolando l’attività di queste cellule, che si trovano nello “striato”, spiega Zucca, si è visto che quando vanno temporaneamente “in pausa”, un gruppo di neuroni che controllano uno specifico comportamento (o movimento) viene a sua volta spento interrompendo quello che stavamo facendo e consentendo l’attivazione di un altro gruppo di neuroni che controllano una nuova azione motoria. Per esempio, se riceviamo dei segnali sensoriali (visivi o auditivi) dall’ambiente che ci circonda, queste informazioni esterne sono elaborate con l’aiuto di tali interruttori cellulari, sì da fornire un comando motorio appropriato in quel momento. La scoperta è potenzialmente importante in ambito clinico, conclude, in quanto questi meccanismi sono alterati anche in alcune malattie. Per esempio nei pazienti con Parkinson o nei pazienti schizofrenici si perde questa capacità di essere flessibili dal punto di vista sia cognitivo, sia motorio. Capire i meccanismi alla base di tali alterazioni potrà aiutare la comprensione e la cura di queste e altre malattie.
Dire quali potranno essere gli sviluppi medico clinici della scoperta è tuttavia prematuro. “Non faccio ricerca clinica – racconta Stefano Zucca – ma come si può immaginare, il passaggio dal tipo di ricerca di base alla ricerca clinica richiede l’intervento e la collaborazione di diverse strutture, centri di ricerca altri fondi dedicati, e ovviamente richiede tempo”.