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Appuntamento con Don Bruno: La mancata divisone dei beni, la più grossa ingiustizia. L’instabilità nei rapporti tra le due comunità

di Davide Batzella Letto 7.361 volte0

Carissimi ex parrocchiani ed amici,
quando un Vescovo decide di istituire una nuova Parrocchia, smembrandola dalla Parrocchia esistente, soprannominata Matrice, il Codice di Diritto Canonico, stabilisce che, ove ci siano dei beni, alla Nuova Comunità che si forma, in proporzione agli abitanti, le venga assegnata una parte dei beni. Per non creare ingiustizie e gelosie, i beni posseduti dall’Ente Chiesa, andavano equamente divisi. Questa legge non si è mai osservata.

Continua ed accorata, fu la mia richiesta, ai vari Vescovi, invocando la divisione dei beni, per perseguire il senso di giustizia. Quelli di S. Leonardo, con scherno, mi dicevano: Ma ita ollidi cussu? Rispondevo ai Vescovi – i veri interlocutori – chiedo solo giustizia, per la mia parrocchia.

In base al numero dei suoi abitanti, la Parrocchia di S. Ignazio, avrebbe dovuto avere la giusta quota dei beni della Chiesa, perché anche S. Ignazio, dal Cardinale Baggio, fu istituita chiesa sorella della Parrocchia di S. Leonardo, pari nei diritti e nei doveri. Ai vari Vescovi posi la domanda, se Sant’Ignazio facesse o no parte della chiesa di Serramanna, la ripetei quasi infinite volte, ma evitarono sempre di rispondermi e non ebbi mai alcuna risposta.

Quando nel 1972 chiesi al Comune di assegnarci il terreno per costruirvi la chiesa, il Sindaco Rino Fanari rispose: “E’ appena il caso di farle presente, che l’Ente Chiesa locale, attualmente, risulta proprietaria di alcuni immobili nel territorio di Serramanna, case ed aree fabbricabili. Tali immobili, anche con opportune permute, da effettuarsi con privati cittadini, potrebbero essere agevolmente destinati alla costruzione di edifici di culto”. In seguito a tale risposta, su richiesta esplicita del Cardinale, procurai l’elenco completo dei terreni appartenenti alla Chiesa in Serramanna. Il pomeriggio del 13/9/72, convocati dal Cardinale Baggio, andammo con don Vacca in Arcivescovado per trattare la divisione dei terreni. Per legge ecclesiastica, anche a Sant’Ignazio, andava assegnata la quota spettante dei beni. Don Vacca non era minimamente disposto a rinunciare ad un solo metro di terreno, anche perché a richiedere la seconda parrocchia, non fu direttamente lui, ma un gruppo di fedeli.

Foghilloni 2010
Foghilloni 2010

I terreni in elenco, esistendo solo S. Leonardo, appartenevano tutti alla sua Parrocchia, quindi escludeva una qualsiasi divisione, poco gli interessava giustizia e carità. Il Cardinale, non si aspettava una posizione così ostinata, invece di richiamare i canoni di legge del Diritto Canonico e far valere la sua autorità e le leggi della Chiesa, restò letteralmente basito, e al momento, tramandò a tempi migliori di trattare completamente l’intera questione per darle la giusta soluzione. In qualche modo, la divisione, al momento sfuggita anche al Cardinale, era già contenuta nel documento di assenso dato dal Capitolo dei Canonici: “E’ possibile acquistare un terreno vasto e centrale per costruirvi la Chiesa e le opere Parrocchiali, il terreno degli eredi Mossa sito in via della Rinascita”. La Curia, tramite la Chiesa locale, usando i beni della stessa Chiesa, avrebbe dovuto acquistarlo e dall’inizio metterlo a disposizione della nuova Parrocchia, ma in pratica, e non se ne è mai capito il motivo, il tutto fu clamorosamente sempre disatteso.

Scrivevo al Cardinale: ormai è risaputo che il non averci assegnato parte dei beni della chiesa è qualcosa che ho sullo stomaco, non riesco a mandarlo giù, per la grave ingiustizia compiuta nei confronti della mia Parrocchia. Sia che si apra il vangelo “il padre divise, in due parti tra i due figli, tutti i suoi averi” o che si faccia appello al diritto comune, un padre (la Chiesa) non può lasciare l’intero patrimonio al figlio maggiore (S. Leonardo) senza assegnare nulla al secondo figlio (S. Ignazio): è un’ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio.

Il Cardinale mi rispose: “Ragione ne hai da vendere”, ma, di fatto, i Vescovi hanno sempre trascurato di risolvere il problema della divisione e non sono mai riuscito a capirne il motivo. Anche i figli illegittimi o i figli segreti avuti di nascosto, hanno diritto all’eredità, è attuale lo scandalo dei figli di Maradona, veri o presenti, che reclamano i diritti sull’eredità del “fuori classe”, ma soprattutto noi di S. Ignazio, che non siamo illegittimi, ma voluti legittimamente da Santa Madre Chiesa, una volta istituiti, abbiamo tutti i doveri, ma ci spettano pure tutti i nostri diritti.

Volevo andare via da Serramanna, visto tra le altre difficoltà, anche questo iniquo trattamento, fu mons, Bonfiglioli l’11 del settembre del 1973 che mi convinse a restare, data per me molto importante che coincide con l’uscita del mio intervento, io sono restato anche dietro la promessa che la Parrocchia avrebbe avuto la divisione giusta dei beni, ma è stata la chiesa, tramite l’incuria dei vari Vescovi a non applicare le leggi che lei stessa aveva formulato.

Il Sindaco Rino Fanari almeno in teoria, prese mezzo impegno e scrive al Vescovo, “in relazione alla Sua richiesta, per il reperimento di aree da destinare all’eventuale costruzione d’una Chiesa per la seconda Parrocchia di Serramanna da quest’Amministrazione, verrà esaminata attentamente in un prossimo futuro, anche in applicazione delle speciali norme, di cui alla Legge N.865. Il Comune per un’ideologia contraria alla Chiesa, no portò mai a termine l’esame. La Curia nonostante i tanti miei solleciti, in pratica, si rifiutò anche di esaminare il problema della divisione. Ha disatteso ai propri doveri: commettendo una grave ingiustizia, che minò l’esistenza pacifica della nostra Comunità.

Quando in questo settore, non c’è giustizia, è nota l’inimicizia che si crea tra i componenti di una stessa famiglia, chi ha avuto di più non vuol cedere niente, chi non ha avuto, giustamente, si lamenta e aspetta. Si crea tensione e a volte, anche odio tra le parti. Don Vacca non era disposto a cedere nemmeno un metro di terra, il Cardinale non ebbe la risolutezza di richiamare all’ordine un subalterno e far prevalere la forza del diritto, rimandò la soluzione a tempi migliori, che non sono mai venuti. L’incontro si concluse con un clamoroso nulla di fatto, anzi alla fine, avendo usato per il viaggio la mia macchina, dovetti rimetterci anche i soldi della benzina. Mi rincresce assai di non aver pensato di rivolgermi alla Congregazione dei Religiosi a Roma, presentare il problema e reclamare giustizia e l’applicazione delle leggi ecclesiastiche, il problema si sarebbe risolto e finalmente avremo ottenuto giustizia.

Saluto tutti con affetto. Sant’Ignazio e la Madonna di Monserrato ci benedicano. Spero di scrivere ancora per riflettere assieme e ringraziare Dio sui grandi doni ricevuti tramite la mediazione di S. Ignazio. Arrivederci, preparerò ancora un articoletto al mese per far conoscere Notizie, Curiosità e anche Variazioni sulla Parrocchia di S. Ignazio.

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