Ogni paese possiede una sua storia, proprie usanze e tradizioni, lingua e costumi risalenti a tempi più o meno lontani e Serramanna non è da meno a questa costante. La presenza di tanta acqua e di terreni fertili, nonché di tanta selvaggina, hanno da sempre rappresentato per il nostro paese un fattore positivo che sicuramente non sfuggì alle popolazioni che l’abitarono in passato; dapprima sotto forma di piccole aggregazioni (di cui abbiamo ancora traccia nei nomi delle zone limitrofe del paese) che confluirono in seguito ad aggregarsi in un unico centro abitato dando origine per l’appunto a Serramanna. I tanti ritrovamenti archeologici testimoniano che la presenza dell’uomo nei territori di Serramanna è antichissima ed è databile approssimativamente attorno al 3400 a.C., in pieno Neolitico recente.
Eta’ della Pietra
L’ Età della Pietra copre un immenso arco temporale, nel quale gli esseri umani dovettero adattarsi anche a importanti mutamenti climatici. Fu proprio durante l’ Età della Pietra che gli uomini subirono l’evoluzione morfologica che portò alla specie Homo sapiens sapiens. Questo lungo periodo viene suddiviso classicamente in tre fasi: Paleolitico (450.000 – 10.000 a.C.), Mesolitico (10.000 – 6.000 a.C.) e Neolitico (6.000 – 2.850 a.C.). Durante il Neolitico le popolazioni locali iniziarono ad addentrarsi nell’interno del territorio della Sardegna riparandosi negli anfratti naturali (le cosiddette “domus de janas“) o nelle capanne di forma irregolare senza basamento nei cosidetti “cuccurusu” (termine dialettale per indicare le piccole alture fertili emergenti sulle alture acquitrinose).
Tracce dei primi insediamenti umani nei dintorni di Serramanna sono state rinvenute in zona “Curruru Ambudu” e sono databili nel Neolitico recente (3.400 a.C.). Al Neolitico finale vengono invece fatti risalire i reperti rinvenuti a “Cuccuru Pontis” e “Cuccuru Cibindia” dove è possibile osservare tutt’oggi il menhir di Perda Fitta; masso naturale in granito, alto 1,45 metri sbozzato con dieci coppole simulanti le mammelle rappresentate con incavi (rilievo negativo). Tale opera è presumibilmente associata al culto della “divinità madre” diffuso in tutta l’isola.
Periodo Prenuragico
Il Periodo Prenuragico si conclude attorno al 1.650 a.C. ed ingloba al suo interno l’Eneolitico (Età del Rame) e parte dell’Età del Bronzo (Bronzo Antico). All’età del Rame appartengono i ritrovamenti catalogabili in seconda e terza fase di “Cuccuru Ambudu“. La seconda fase è databile 2.800 – 2.700 a.C. e testimonia un periodo di transizione a cavallo tra la Cultura di Ozieri e quella di Monte Claro identificabile nei ritrovamenti databili attorno al 2.400 – 2.100 a.C. (terza fase). La maggior parte dei reperti sono di carattere ceramico e presentano rifiniture grossolane con pigmentazioni prevalenti gialle-ocra. La collezione Arcais, che prende il nome dal maestro Antonino Arcais di Serramanna che la custodì fino al 1978 prima di donarle al Museo Archeologico di Cagliari, raccoglie i resti di alcuni manufatti (vasetti e ciottole) rinvenuti nelle campagne del serramannese e attribuibili all’ultimo periodo prenuragico. Sono queste le uniche testimonianze più recenti della vita dei protosardi a Serramanna.
Periodo Nuragico
E’ durante il Periodo Nuragico che si sviluppa la prima civiltà sarda costituita da pastori e agricoltori e che riesce a produrre oggetti artigianali (armi, bronzetti etc.) dai minerali. Il Periodo Nuragico abbraccia storicamente l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro e si estende nell’arco temporale che va da 1.650 a.C. al 476 d.C.. Il nome di questo periodo storico deriva dalla costruzione a tholos tipica del periodo: il Nuraghe. A Serramanna sono presenti numerosi resti di nuraghe localizzabili nei territori dei numerosi villaggi esistevano in quel periodo: tra i più famosi ricordiamo quelli di:
- Nuraghe Bruncu Gattus (massi ricoperti dalla terra, tutto attorno ritrovate schegge di ossidiana);
- Nuraghe Santa Luxeria (completamente demolito);
- Nuraghe Santa Maria (situato presso la chiesa campestre di Santa Maria, le fondamenta sono state scoperte nel 1843 e alcuni massi nuragigi sono inglobati nel muretto di recinzione del cortile della chiesa);
- Nuraghe su muntonali (trovato a 50cm di profondità utilizzato probabilmente per fondamenta di un ovile);
- Nuraghe S’isca Matta Manna e Piscixeddu (tracce).
Il periodo di massimo splendore della civiltà nuragica coincide con la presenza sull’isola del popolo Fenicio e di quello Greco che tra l’ 850 ed il 510 a.C. fondarono lungo le coste della Sardegna le città di Nora, Sulcis, Tharros, Karalis e contribuirono alla crescita culturale della popolazione locale grazie all’invenzione dell’alfabeto. Di contro fu proprio a causa di una colonia fenicia nel Mediterraneo, Cartagine, che la Sardegna conobbe la prima vera invasione straniera. I cartaginesi si spinsero ben oltre l’interno delle coste e utilizzarono il Campidano e Serramanna come enorme scorta di derrate alimentari incentivando quindi la coltivazione del grano e sfruttando di conseguenza la manodopera locale. Tale occupazione terminò con la conquista dell’isola da parte dei Romani a partire dal 273 a.C., conquista che si protrarrò fino alla caduta dell’impero e all’avvento dei Vandali nel 456 d.C..
A Serramanna la maggior testimonianza di questo periodo è rintracciabile nella Necropoli punico-romana di Su Fraigu. La scoperta di questo incredibile patrimonio storico avvenne durante i lavori di aratura del terreno soprastante la necropoli il 5 Gennaio 1988. Quattro campagne di scavi (1989, 1997, 1998 e 1999) interrotte purtroppo per mancanza di fondi, portarono alla luce ben 62 tombe punico/romane che custodivano al loro interno resti umani ed un enorme corredo di oggetti funerari (monete, resti di pasti, anfore, ceramiche, brocche, collane, orecchini ed amuleti). La densità dei ritrovamenti è stata elevatissima: infatti in un area di appena 100 m2 si è reperito tanto materiale da poter permettere l’allestimento di una mostra permanente che purtroppo non è mai stata allestita. Altre testimonianze del periodo punico/romano sono state rinvenute, in quantitativi minori, nei resti dei numerosi villaggi che esistevano nel serramannese e che vengono prontamente indicati nella cartina seguente.
Vandali e Bizantini
Nella prima metà del V secolo d.C. in concomitanza con la caduta dell’Impero di Roma la Sardegna conobbe l’invasione dei Vandali. La fine della dominazione dei Vandali e la reintegrazione della sovranità Bizantina diede nuovo impulso alle comunità religiose di rito greco, in particolare nel territorio di Serramanna, dando vita a numerosi insediamenti intitolati ai santi greci, i cui nomi sono ancora noti ai giorni nostri: Santus Angius, Sant’Antiogu de sa Roja, Santa Barbara, Santu Deus, Santu Jorxiu, Santa Giuliana, Santa Luxeria, Santa Maria, Santa Marina, Santu Miali, San Pietro. Furono proprio gli abitanti del villaggio di San Jorxiu a trasferirsi, a seguito di una terribile alluvione del Mannu, nell’altura denominata “sa serra” e a creare il primo centro abitato dell’attuale Serramanna. In seguito anche gli abitanti di Santa Barbara, Santa Marina e Santu Deus abbandonarono i loro rispettivi villaggi per trasferirsi a “Serra” che in virtù della sua maggiore estensione rispetto all’omonima località presente nell’attuale territorio di Villasor venne denominata “Serramanna”. Il primo documento dove si fa riferimento al nome “Serramanna” riguarda un lascito datato 1224; ci troviamo quindi in pieno Medioevo.
Medioevo (Saraceni, Pisani e Catalani)
Intorno al 1000 la Sardegna fu divisa in 4 Giudicati a loro volta divisi in Curatorie; Serramanna faceva parte della Curatoria di Gippi (o Parte Ippis) del Giudicato di Cagliari. Nel 1257 Serramanna venne annessa al Regno di Arborea al quale rimase sino al 1297, anno in cui venne ceduta alla Repubblica Pisana. Nel 1323 con lo sbarco delle truppe dell’Infante Alfonso a Palma del Sulcis anche Serramanna passò sotto il dominio catalano. Nel 1363 Pietro IV di Aragona (detto “il Cerimonioso”) la diede in feudo a Giovanni Civiller. Più tardi passò alla famiglia dei De Besora e nel 1455 Aldonsa De Besora riconobbe al paese libertà e franchigie. Fu un atto di eccezionale importanza che anticipò di molto le concessioni che solo nel XVIII secolo i signori concedettero ai loro sudditi nel resto dell’Italia e della Francia. Per la prima volta i rurali erano definiti popolo o abitante e non vassallo. Nel 1460 Aldonsa Siviller de Besora rimasta vedova vendette il feudo a Emanuele Ribelles. Emanuele Ribelles a sua volta vendette il feudo a Raimondo Boter nel 1461. Nel 1465 Galcerando De Besora, con la dote della moglie Angela Beltran, riscattò il feudo. Con l’estinzione della famiglia De Gerp, il feudo tornò al Fisco con Atto Notarile del 14 gennaio 1583 del Demanio della Regia Corona. Il Fisco lo vendette per 100.000 Lire Aragonesi a Giovanni Gerolamo Brondo il 24 Settembre 1594. Giovanni Gerolamo Brondo reso Cavaliere Ereditario il 27 Maggio 1586 diventerà il primo Signore Feudale di Villacidro e Serramanna, in Parte Hyppis, per investitura del 4 Giugno 1594. Il 29 Novembre 1617, Antonio Brondo y de Ruecas, ottenne il titolo di Conte di Serramanna da Re Filippo III di Spagna, divenendo quindi il I Conte di Serramanna (il suo emblema a strisce argento-nere, è ora riportato nello stemma del Comune di Serramanna).
Savoia e l’Ottocento
Il ‘700 vide il declino della Spagna e la conseguente spartizione dei domini regolamentati dalla “Pace di Utrecht” nel 1713 e dal “Trattato di Londra” del 1718 che consegnò la Sardegna ai Savoia che cercarono con varie riforme (abolizione del feudalesimo in primis) di risollevare le sorti dell’isola. Dal censimento del 1846 risulta che gli abitanti di Serramanna fossero 2486, cifra ragguardevole per i tempi considerando l’elevata mortalità infantile, e le abitazioni 575. C’era un Giudice di Mandamento, una farmacia, un medico condotto, un chirurgo e due ostetriche. Gli scolari erano 40 e frequentavano le scuole elementari presso l’ “oratorio”, un locale adiacente alla strada e alla piazza principale, annesso alla chiesa parrocchiale. Si stima che all’epoca solo 60 persone sapessero leggere e scrivere. Al fine di far fronte a questa situazione di analfabetismo dominante, fu aperta una scuola serale per adulti, i quali retribuivano il maestro con mezzo starello di grano a testa all’anno. Si commerciavano sopratutto cereali e le botteghe presenti nel territorio erano solamente 20. Non c’era ancora il cimitero, ma un progetto ne prevedeva l’ubicazione in località “Sa Roja”
Il Novecento
Il Novecento è stato, anche per Serramanna, un secolo ricco di novità e miglioramenti dal punto di vista della qualità della vita: dapprima con l’arrivo della ferrovia a cavallo tra 800 e 900, in seguito con il servizio di illuminazione delle strade principali nel 1905 grazie ai fanali a gas e carburo. Attorno agli anni ’50 le prime strade asfaltate vanno a sostituire le allora vie costruite in terra battuta e ciottoli danneggiate pesantemente dai bombardamenti bellici. Sempre attorno agli anni ’50 l’acqua potabile viene resa disponibile direttamente all’interno del centro abitato tramite le apposite condotte: va quindi a scomparire la figura de “s’acquaderi” che riforniva gli abitanti di acqua potabile trasportandola dal fiume Leni al paese con i suoi asini. Le scuole videro aumentare, con il passare del tempo, il numero degli alunni: durante il secondo conflitto mondiale inoltre, Serramanna ospitò numerosi bambini cagliaritani che frequentavano fuori città per sfuggire ai bombardamenti del capoluogo. Il periodo post bellico fu caratterizzato anche a Serramanna dal cosiddetto boom economico: nel XIX secolo l’economia fu concentrata, come da tradizione, quasi esclusivamente sull’attività agricola, eccezion fatta per il tentativo di industrializzare il paese con la costruzione della Cantina Sociale del Campidano di Serramanna (che fino al 1988, anno in cui è stata chiusa, produceva degli ottimi vini ed era una delle Cantine più grandi d’Europa) e della CASAR (industria conserviera), ancora attiva nonostante in passato abbia avuto notevoli problemi di carattere economico-amministrativo.
Dal 2000 ad Oggi
A partire dagli anni 2000 il paese appare in calo demografico costante, un calo che si è attestato a circa 800 abitanti in meno negli ultimi 20 anni. Pur essendo diminuita la popolazione l’espansione del paese è proseguita in maniera costante: se si confrontano le cartografie storiche a partire dal 1842 (cartografia Lamarmora) sino al secondo dopoguerra, è facile constatare lo sviluppo uniforme del centro urbano lungo i percorsi già indicati nelle prime planimetrie del XIX secolo. Il paese come ci appare oggi, rispetto alle rappresentazioni risalenti al 1960, appare sensibilmente dilatato: i percorsi che prima si irradiavano “dal” centro ora sono “del” centro. Il corso del fiume Mannu e il tracciato della ferrovia da una parte e il canale di bonifica dall’altra, hanno arginato l’espansione di Serramanna determinandone l’allungamento secondo una direzione preferenziale ad essi parallela. Le recenti espansioni periferiche sono caratterizzate da una maglia viaria regolare pur appoggiandosi a vecchi tracciati, e rispondono a modalità insediative che si discostano decisamente da quelle dell’antico nucleo urbano, in cui invece, i percorsi sono stretti, irregolari e quasi labirintici.
Fonti:
- Wikipedia
- Serramanna (di Paolo Casti)
- WikiMapia